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Giorgia Meloni, nasce la sua maggioranza: il colpo in aula di FdI che cambia tutto

Giorgia Meloni

Antonio Rapisarda
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A cosa serve l'opposizione "patriottica" al governo di larghe intese alle prese con la crisi ucraina? A «colmare le lacune» prodotte dalle mediazioni infinite «e dalla posizioni contrastanti» della sua maggioranza («Dove c'è tutto e il contrario di tutto») su un tema dirimente come l'atteggiamento dell'Italia rispetto all'invasione russa. Questo è il portato che Fratelli d'Italia rivendica con l'approvazione della propria risoluzione "alternativa" e integrativa in vista del Consiglio Ue. Un successo festeggiato da Giorgia Meloni come un atto a tutela dell'interesse nazionale: «Grazie a FdI», Mario Draghi e l'Italia si presenteranno «al Consiglio europeo con una linea chiara di politica internazionale». Ossia pieno sostegno all'Ucraina «nel quadro delle alleanze occidentali di cui fa parte la nostra Nazione», promozione di un Piano straordinario dell'Ue per l'autosufficienza alimentare, tetto al prezzo dei prodotti energetici e soprattutto un impegno preciso «per istituire un fondo di compensazione per gli Stati più colpiti economicamente dalle sanzioni». Proposte dirette, asciutte e mirate. Tutto il contrario - secondo Giorgia & co - dei «condizionamenti al ribasso» e delle formule nebulose del «debole testo» di maggioranza.

 

 

IL DOCUMENTO - Che cosa è avvenuto ieri a Montecitorio? Draghi, dopo l'appoggio del Senato, ha incassato lo scontato via libera alla risoluzione ufficiale con 410 sì, 29 contrari e 34 astenuti (i deputati di FdI). Testo su cui si è abbattuto il duro intervento della leader dei conservatori: «Volete rimanere ambigui», ha attaccato dopo lo "spettacolo" andato in scena in Senato (con «l'harakiri» dei 5 Stelle) «ma penso che non sia il tempo dell'ambiguità. Questo è il momento in cui si distinguono i leader dai follower e si fanno le scelte necessarie a difendere i nostri interessi».

L'accusa al governo è chiara: mancanza di visione di fronte a un tornante della storia. «E questo non ci rallegra», ha spiegato la "capa" dell'opposizione. A maggior ragione in un momento in lui - con un Macron azzoppato e uno Scholz titubante - si aprono spazi di protagonismo per l'Italia nello scacchiere. E invece, ha proseguito Meloni rivolgendosi al premier, «lei si presenterà con una risoluzione che è di fatto il "manuale Cencelli" di geopolitica».

LA POSIZIONE ITALIANA - Nel testo ce n'è per tutti: «Per i finti pacifisti, per i nostalgici dell'Unione sovietica, per i filoamericani, per gli adepti di Bruxelles. Tutto scritto in maniera che ciascuno possa rivendicare di averla spuntata». Si tratta, insomma, di una risoluzione che non chiarisce la posizione italiana. Non solo. Il testo della maggioranza non aiuta l'operazione-verità necessaria per far decollare il dibattito interno. A partire dal fatto che la guerra «che stanno combattendo gli ucraini» contro l'arbitrio di chi intende ridisegnare con la forza i confini nazionali «riguarda anche noi». Girarsi dall'altra parte o essere poco chiari non solo è indecoroso ma porta infine un rischio ulteriore: «Non possiamo permetterci di essere l'anello debole dell'Occidente: ci ritroveremmo ad aver confermato l'eterno stereotipo dell'Italia spaghetti e mandolino».

 

 

Per affrontare tutto ciò la risoluzione di FdI si è proposta di fornire «una posizione chiara e inequivocabile». Un intervento, questo della Meloni, che evidentemente ha lasciato il segno. A chiusura, infatti, il governo - che aveva inizialmente espresso parere contrario- si è rimesso all'Aula. E qui, diversamente da quanto accaduto in Senato, è arrivata la svolta: la Camera (grazie all'astensione della maggioranza) ha dato il via libera al testo di FdI, a firma di Francesco Lollobrigida.

«Quattro precisi impegni», ha spiegato il capogruppo, che vincolano Draghi ad andare a Bruxelles «con proposte serie e di buonsenso, a testa alta, per far sì che la nostra Nazione possa giocare un ruolo da protagonista in Europa». 

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