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Mario Draghi, "chi sta con lui...": pizzini di fuoco da due ministri di peso

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La crisi di governo sembra sempre di più dietro l'angolo. Lo scontro durissimo tra Mario Draghi e Giuseppe Conte potrebbe far saltare il banco in modo definitivo. I segnali già arrivati con la fuoriuscita di Luigi Di Maio dal Movimento per poter far da stampella all'esecutivo del premier erano abbastanza chiari. Anche il rientro del premier in anticipo da Madrid per gestire da vicino le turbolenze della maggioranza e presenziare al Cdm sulle bollette di oggi è un altro segnale che su palazzo Chigi soffiano venti di di crisi. E sul Foglio viene sottolineata una frase pronunciata da Draghi qualche giorno fa che potrebbe rivelare come stanno davvero le cose e soprattutto quali sono i veri obiettivi del premier nel prossimo futuro: "La crisi energetica non deve produrre un ritorno del populismo".

 

 

Draghi dunque cerca di tagliare fuori dalla partita i populismi e di fatto manda un messaggio molto chiaro sia alla Lega che al Movimento Cinque Stelle. Ma ci sono altri due passaggi del Draghi-pensiero esplicitati da due virgolettati "consegnati da due importanti ministri al Foglio" (così scrive Claudio Cerasa) che rendono bene l'idea di quello che il premier dice e pensa dietro le quinte: "Chi sta al governo con lui non potrà permettersi derive populiste".

 

 

 

E c'è la volontà di ricordare che l'appartenenza a questo governo non è tecnica, non è neutra, ma "è una scelta di campo anti populista che per forza di cose costringe alcuni leader populisti come Conte e Salvini a sentirsi spesso dalla parte sbagliata del terreno di gioco", fanno sapere due ministri che restano nell'anonimato. Due pizzini pieni di segnali che lasciano intendere quanto Draghi sia determinato a dare una direzione precisa al suo esecutivo che da qui alle elezioni deve abbandonare qualunque richiamo ai populismi. Insomma le ali estreme della maggioranza, quelle più ribelli, sono avvisate. A palazzo Chigi si preparano per un autunno di fuoco. 

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