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Giulio Tremonti demolisce Mario Draghi: "Stupido. Discroso strampalato"

Giulio Tremonti

Salvatore Dama
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Giulio Tremonti ha un vecchio conto in sospeso con Draghi. E risale a quando, nel 2011, lui era ministro dell'Economia e l'altro presidente della Bce. Allora dopo un tot di anni il professore non esita a togliersi qualche pietruzza dalla scarpa. Andandoci giù pesante. E sostenendo che all'ex premier si può applicare la terza legge fondamentale della stupidità umana: «Uno stupido», dice Tremonti citando Carlo Cipolla, intervistato ad Omnibus, su La7, «provoca danni agli altri senza ottenere benefici per se stesso». E questo precetto si addice a Draghi. In particolare al suo intervento davanti ai senatori mercoledì scorso. Quando SuperMario ha sostenuto che «sono gli italiani», e non i partiti rappresentati in Parlamento, ad avergli chiesto di andare avanti.

«Oggettivamente», spiega Tremonti, l'impianto del discorso draghiano è stato «strampalato», «con un tasso di retorica elevato». Quello appena finito, aggiunge, è stato «un esperimento politico di unità nazionale», creato in Parlamento, «dove il capo del governo è uno non eletto» e sta lì proprio perché «non è stato eletto». Altra cosa era l'unità nazionale del Dopoguerra: «All'epoca c'era la Costituente» e quella esperienza «si rompe con De Gasperi che esclude dal governo Togliatti».

 

 

Nel suo discorso di insediamento Draghi cita quel precedente, ma è «un errore», secondo l'ex ministro dell'Economia, «perché quella non era unità nazionale. C'era il Piano Marshall, ma non era assimilabile come fase storica». Poi un altro episodio storico di unità nazionale risale agli anni settanta, ma con un'altra differenza, «perché i comunisti erano in Parlamento, non al governo». Quello draghiano, sostiene Tremonti, è «il primo esperimento di unità nazionale» nel senso «parlamentare» del termine.

 

 

Al di là delle definizioni, secondo il professore di Pavia, è stato sbagliato proprio l'approccio del presidente uscente. «Vai in Parlamento, mancano pochissimi giorni all'avvio della campagna elettorale, limitati a fissare alcuni punti oggettivamente impegnativi per un governo e lascia perdere il resto degli argomenti che sono tipici della campagna elettorale». Così da rispettare i meccanismi parlamentari. Draghi invece che ha fatto? «Ha parlato come se avesse davanti un intero e lungo periodo di legislatura. Ha messo insieme tutto», anche stabilimenti balneari e taxi. «L'ho trovato molto discontinuo, molto poco logico». Pure sul perimetro della maggioranza parlamentare Tremonti ha da ridire: «Se voleva l'unità dei Cinquestelle, come ha dichiarato, poi non doveva accettare che nel suo governo ci fosse uno che era uscito dal Movimento fondando un suo partito alternativo», cioè Di Maio. «Questo è abbastanza atipico». A meno che, conclude Tremonti, il sentimento che ha spinto Draghi non fosse un «cupio dissolvi». E allora questo spiegherebbe tutto. 

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