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Repubblica, questa vignetta a pagina 28: "Ma sì, chiamatemi pure...". La vergogna sul centrodestra

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Obiettivo: colpire sotto la cintola Giorgia Meloni, demolire il centrodestra, far tornare le ombre del "mostro fascista" alle porte del Parlamento. A Repubblica ogni campagna elettorale ripropone lo stesso elettorale, cambiando di volta in volta il nemico principale: da Silvio Berlusconi a Matteo Salvini, e oggi la leader di Fratelli d'Italia, il partito che secondo tutti i sondaggi si contenderà (da favorito) con il Pd la palma di più votato. "Ci faranno qualsiasi cosa", aveva confidato la Meloni qualche giorno fa, prevedendo due mesi di fuoco e fango contro di lei e il suo partito. Profezia facile facile. 

 

 



Oggi, su Repubblica, accanto a una suggestiva ricostruzione di un Berlusconi "incapace di intendere e di volere", di fatto letteralmente "sequestrato" a Villa Grande e isolato dall'esterno, con Marta Fascina che avrebbe preso il possesso del telefonino del suo compagno impedendogli (parola dell’autore del pezzo, Tommaso Ciriaco, di rispondere alle telefonate provenienti dal Quirinale e da Palazzo Chigi nelle ore caldissime della crisi di governo, spicca il classico ritratto di Paolo Berizzi su Meloni e "l'ombra nera" che grava su Fratelli d'Italia.

 

 

 

Righe buone per ogni stagione, sempre utili a preparare il terreno in vista del 25 settembre. E poi, un po' nascosta ma significativa, a pagina 28 ecco la vignetta del prode Biani, con un Benito Mussolini d'epoca che con un misto di condiscendenza benevola e soddisfazione proclama: "Ma sì, chiamatemi pure centro destra". Siete pronti per le urne?

 

 

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