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Silvio Berlusconi, Giuliano Ferrara: "Voglio vedere le loro facce...", la vendetta del Cav

Giuliano Ferrara

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Sarà la sua vendetta. Se mai Silvio Berlusconi dovesse fare ritorno in Senato e diventarne presidente, ovvero la seconda carica dello Stato. Una vendetta imperdibile e da godere anche per Giuliano Ferrara, che in un editoriale su Il Foglio, di qualche giorno fa ha confessato che alle prossime elezioni politiche voterà il Pd. Oggi, sempre sul Foglio, l'Elefantino ricorda quando nel novembre del 2013 "avvenne la vergognosa cacciata dal Senato" e "una parte di italiani di diversa provenienza e cultura politica si è battuta" a favore del "Cavaliere nero". Perché lo ha fatto? "Berlusconi era un imprenditore televisivo innovatore, aveva distrutto il monopolio della Rai e inventato la tv privata". Inoltre, "era l'avversario designato di un establishment chiuso e arcigno", prosegue Ferrara. 

 

 

Il Cav invece era "un ricco, un tycoon, che aveva interpretato nell'edilizia, nella tv e nello sport una parte da star, era di ultima generazione, per così dire" quindi "entrò in politica in forme decisamente nuove, senza precedenti". Ma "in questa impresa si generò una ventennale conflittualità, che prima non si era manifestata ma divampò, non appena il Cav. toccò la cosa pubblica in una posizione reazionaria rispetto alla rivoluzione giustizialista, con l'ala militante della magistratura italiana e con la coorte di establishment e mediatica di fiancheggiamento delle procure". Allora "la bella gente di questo paese, non contenta della vittoria politica, pensò di renderla eterna cacciandolo dal Senato in base a una legge antipolitica che lui stesso aveva voluto per demagogia". "E il "Re", continua Ferrara, fu "deposto ed esiliato". 

 

 

E ora, conclude Ferrara ironico, "capirete che di fronte a questa storia anche chi si appresti a dare volantini in spiaggia per il Pd" e "in questi anni abbia tifato contro il dipietrismo e l'antipolitica blindata che ha rovinato le istituzioni, la vendetta d'appendice del Cav. numero due della Repubblica e signore del Senato, degna del Conte di Montecristo, sarebbe comunque salutata come la compensazione di un'epoca storica, e le facce compunte degli ipocriti abbagliati dal grande ritorno sarebbero un premio rutilante, di fiammeggiante intensità".

 

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