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Luigi Di Maio, "aiutino" di Enrico Letta: la richiesta per salvargli la poltrona

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Dovevano incontrarsi oggi, ma a quanto pare quel colloquio non ci sarà più. La trattativa più difficile per Enrico Letta è quella che sta giocando con Carlo Calenda: il Partito Democratico, senza Azione, ha poche possibilità di vincere la partita elettorale. Dopo i tentativi delle scorse ore di trovare un accordo per "ribilanciare" la coalizione troppo spostata a sinistra con i vari Speranza, Fratoianni e Bonelli, ora è sceso il grande freddo. Così rivela Maria Teresa Meli nel suo retroscena per il Corriere della Sera. "Stiamo aspettando l'analisi di un sondaggio per capire qual è il nostro potenziale sul ridimensionamento in caso di accordo con voi sui collegi uninominali. Ci vuole ancora qualche giorno", avrebbe detto Calenda a Letta per poi chiarire che la parola definitiva arriverà dopo la prima settimana d'agosto. Cioè a ridosso della presentazione delle liste previste per il 12. Del resto, il leader di Azione vuole candidarsi nello stesso collegio (Roma1) di Nicola Zingaretti. Vista l'incertezza della situazione, Letta - scrive la Meli - ha chiesto ai segretari regionali di Emilia-Romagna e Toscana di lasciare comunque una quindicina di posti liberi nei collegi uninominali per Azione e +Europa.

 

 

Quanto a Matteo Renzi, il Pd ufficiale non mette un veto alla sua candidatura però non sembra affatto desideroso di stringere un'alleanza con Italia viva ("Già dobbiamo spiegare ai nostri elettori la rottura con i Cinque Stelle, non possiamo spiegare anche perché ci alleiamo con Matteo che non è ben visto dal popolo dem", è la spiegazione fornita alla Meli. Poi c'è Luigi Di Maio intenzionato a presentare una sua lista. Il ministro degli Esteri si sente forte della sponsorizzazione di Beppe Sala, ma il sindaco di Milano non ha nessuna intenzione di dimettersi da Palazzo Marino. Ma anche Enrico Letta sta puntando sui sindaci e ieri avrebbe teso una mano all'ex Cinque Stelle: "Il modo lo individueremo", avrebbe detto. L'idea, secondo il retroscena della Meli, è quella di "dare un supporto esterno da parte di noi sindaci alla lista con le nostre forze civiche che non votano Pd. Insomma, si tratta di coinvolgere gli elettori che hanno votato per noi come primi cittadini, ma che non sono elettori dem". Una riedizione in salsa contemporanea di quello che fece il Pds con la lista Dini.

 

 

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