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Luigi Di Maio, come si è venduto al Pd tradendo i fedelissimi

Massimo Sanvito
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I ferri sono corti. Cortissimi. Gigino, il gran trasformista che sguazza nella grande accozzaglia di partiti e partitini uniti solo dal terrore che il centrodestra possa prendere le redini del Paese, si inchioda al muro da solo. Ed eccolo lì al fianco di Enrico Letta e del nuovo compagno di viaggio, Bruno Tabacci, nella sede del Nazareno per suggellare l'accordo di poltrone in vista del 25 settembre. Sorrisi e strette di mano davanti ai fotografi che servono solo a nascondere il cadavere di Impegno Civico. «Sono molto contento di poter annunciare l'accordo raggiunto per andare insieme nella parte degli uninominali della legge elettorale», dice Letta. «Abbiamo convenuto una relazione fra noi di 92 a 8 per cento. L'interesse di tutti noi è il successo della lista di Impegno Civico. Il rapporto che lega Pd e Impegno Civico è un rapporto intenso. Siamo stati la parte del Parlamento e del governo a sostegno della continuità dell'esecutivo.

 

Mi sento di poter dire che c'è un ragionamento sul futuro». Certo, come no. La realtà, ovviamente, è un'altra. Ben diversa dai convenevoli che spingono l'ex capo politico grillino a dichiarazioni suggestive. Dice Di Maio: «Parlare di territori mai come ora significa parlare di politica estera. Difendere l'agenda Draghi significa difendere i risultati economici». Con Tabacci a reggergli il gioco: «Oggi inizia un lungo cammino per disegnare una nuova Italia.

Si apre una campagna elettorale difficile e molto più contendibile di quello che si pensa». La verità è che i 62 transfughi dei 5 Stelle, dopo aver abbandonato il Movimento per seguire Gigino nella sua nuova avventura, sono sul piede di guerra. Dire che sono incazzati è dire poco.

SENZA FIRME
Tanto è vero che non ci vogliono nemmeno pensare di firmare le proprie candidature. Con un accordo del genere, sciolti all'interno di quello che chiamavano il Partito di Bibbiano, che fine faranno? Ora ne sono consapevoli: si sono infilati in un vicolo cieco, traditi dallo stesso che li aveva convinti a tradire. Salva (forse) la poltrona di Di Maio, chissenefrega di tutti gli altri. Il mirabolante progetto di Impegno Civico non ha fatto nemmeno in tempo a vedere la luce che è già morto. Sepolto.

L'ape disegnata nel simbolo non sbatte più le ali: si è suicidata col suo stesso pungiglione. E dire che Gigino, con il solito piglio da imbonitore, nella sede del Pd un tempo nemico numero uno, per spostare l'attenzione lontana dalla condanna a morte dei suoi pretoriani ha avuto persino il coraggio di attaccare il centrodestra con tesi da fantascienza. «Tutto dipende dalla credibilità internazionale dell'Italia. Dubito che la coalizione di destra e gli estremismi possano assicurare quella credibilità, visto che prima ancora di andare al governo, e noi vogliamo evitarlo, ha già litigato con l'Europa sui blocchi navali, un esponente era pronto a farsi pagare i biglietti aerei in rubli da Mosca e hanno già annunciato idee economiche che spaccheranno tutti gli impegni presi in Europa e sostanzialmente sfasceranno i bilanci pubblici».

Poi ci pensa Letta ad alzare il tiro, sempre che- arrivati a questo punto - sia possibile farlo. «Quella del Conte 2 è una alleanza della quale non mi pento di nulla e non ci pentiamo di nulla. Luigi Di Maio è presente a testimoniare il lavoro ottimo fatto in questi anni. Tutto questo ha portato al governo Draghi che ha fatto bene all'Italia in questi 18 mesi e che avrebbe potuto fare molto bene anche in prospettiva futura».

 

LE BRICIOLE
Tutti d'amore e d'accordo nel nome della sacra seggiola imbottita. Poi tocca ancora a Di Maio. La butta quasi sul sentimentale mentre la base gli mostra già le spalle: «Le persone possono fare la differenza, nel rappresentare le comunità. Questa è una grande sfida, la grande ambizione di Impegno Civico è aggregare. A Impegno Civico si aggiungeranno altre realtà civiche e politiche che vogliono intraprendere questo percorso con noi. Il nostro obiettivo è quello di mettere insieme coloro che rappresentano i territori e che possono fare la differenza rispetto alla competizione elettorale. Immaginiamo che gran ressa... Intanto, dentro la stessa coalizione - pardon, ammucchiata - serpeggiano i malumori. 

A partire da Calenda, che piccona dall'interno. Sull'accordo nero su bianco tra Pd e Impegno Civico non si è pronunciato. Resta in silenzio, per ora. Ma potrebbe parlare oggi, anche perché così ci smena lui stesso. Alla fine il Pd dovrebbe presentarsi nel 58% circa dei collegi uninominali, il 24% dovrebbe essere destinato a esponenti di Azione-+Europa, il 14 a Verdi e Sinistra italiana, il 4% a Impegno Civico. La sommossa è appena cominciata.

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