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Enrico Letta, si scatena il fuoco amico: chi vuole scendere dal carro

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Concita De Gregorio

Gianluca Veneziani
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La nave sta andando a picco, calate le scialuppe, si salvi chi può! Non è esattamente l'atteggiamento di chi sostiene il proprio caro leader nella buona come nella cattiva sorte quello della stampa di sinistra che, non appena ha fiutato l'aria della disfatta e ha capito che per Letta si stava mettendo male, se l'è data a gambe, rinnegando il Pd e chi lo comanda. È la discesa dal carro dei perdenti, l'altra faccia dell'abitudine tutta italica del salire sul carro dei vincitori.

 

 

 

Così ieri, da la Repubblica a La Stampa, leggevi editoriali indignati perla piega presa dal Piddì e le proposte bislacche del suo segretario, o addirittura commenti entusiasti perla formazione del Terzo Polo, voluto per l'appunto da quel Calenda che, il Pd, lo ha scaricato.
Sul quotidiano diretto da Maurizio Molinari due firme autorevoli come Tito Boeri, economista di sinistra, e Roberto Perotti, prof già arruolato da Renzi per la spending review, liquidavano in modo sprezzante l'idea lettiana di una patrimoniale sulla successione per garantire una dote ai 18enni.
Nella loro analisi la definivano «un grave errore», «una pessima idea» e «una proposta demagogica» che «non serve a nulla», se non a offrire «un'arma di propaganda fortissima alla destra».

 

 


Andava oltre la misura specifica e si abbandonava a un affondo a tutto spiano Concita De Gregorio che su La Stampa demoliva il Pd, le sue logiche di potere, le sue risse interne e i suoi tentativi penosi di guadagarsi il controllo sull'informazione. Ecco che la firma di sinistra descriveva il Pd come «una babele di mandarinati, un coacervo di piccoli potentati, pozze di potere sempre più esigue gestite in maniera sempre più proterva»; parte di quel campo largo divenuto «un campo avvelenato» e ridottosi a un «asilo Mariuccia». Ma come, quoque tu Concita? Non eri stata tu qualche giorno fa, commentando l'idea del "diritto di tribuna" lanciata da Letta, a definirla con trasporto «una riscossa delle competenze, delle gentilezze, degli altruismi e delle generosità»? Ora quel rapporto Pd-alleati non ti piace più? Meno esplicito ma altrettanto doloroso era il colpo assestato da Stefano Folli che, ancora su Repubblica, esultava e si esaltava per la terza via calendiana, giudicandola una mossa che «smuove le acque stagnanti» della politica in un momento in cui «lo svantaggio del centrosinistra sembra irreparabile» e che, oltre a «indebolire le destre», potrebbe «mostrare le incertezze della sinistra». Tutte analisi condivisibili. Ma la domanda è inevitabile: i commentatori di sinistra si sono accorti solo adesso che il Pd è in crisi? O, un po' per opportunismo un po' per vigliaccheria, mollano il comandante ora che si è andato a schiantare?

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