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Giorgia Meloni, le "super-inchieste" di Repubblica? Un clamoroso flop

 Giorgia Meloni

Giovanni Sallusti
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Gli organizzatori del Premio Pulitzer lo hanno fatto sapere in anticipo: per quest'edizione non ci sarà partita. Impossibile per chiunque competere col «lavoro d'inchiesta senza precedenti» (come da sobria e per niente autocelebrativa presentazione) condotto da Repubblica. Vi hanno «lavorato per giorni dieci tra le più qualificate firme» del giornale progressista (non che esistano altri tipi di giornali, ci mancherebbe). Un tale schieramento di forze non per documentare la tratta dei bambini ucraini in Russia, non per raccontare l'inferno dimenticato dei laogai cinesi, nemmeno per un reportage su Cosa Nostra vista da dentro. No, l'inchiestona «senza precedenti» verte su M. Come, chi è M? Dannazione, si vede proprio che siete dei bifolchi lettori di Libero. M. è colei che, in un cabalistico rimando politico-toponomastico, in una palese consonanza d'iniziale e di idee col M. originario, rischia tra un mesetto di riportare il fascismo in Italia. Insomma, Giorgia Meloni. Nella cui vita eversiva si sono messi a scavare i dieci segugi di Rep., col «coordinamento editoriale» di Carlo Bonini e Carmelo Lopapa e la partecipazione della starlette dell'antifascismo patinato Paolo Berizzi. Gente in grado di far impallidire la coppia Woodward/Bernstein dello scandalo Watergate, che infatti riesce a ricavare sconvolgenti scoop in serie.

 

 

GUAI AI NOMIGNOLI
Anzitutto, e mi corre un brivido lungo la schiena solo a trascriverlo, Giorgia Meloni aveva degli amici. Addirittura degli amici che condividevano una passione, la militanza politica. Ma attenzione, ai pistaroli di Repubblica non la fai: «Troppo semplice derubricare il tutto alla voce cerchio magico». È piuttosto «una galleria di personaggi uniti da uno spirito di comunità che porta ancora oggi Meloni a chiamare ciascuno dei protagonisti con un nomignolo». Cioè, questa chiamava perfino i suoi amici per soprannome. E allora "il Lungo", "Peo", "Lollo" e "il Noto" diventano una sorta di variante squadrista della Banda della Magliana, un «branco», come chiosano i cronisti rivelando una totale assenza di pregiudizio. Si aggiungono poi (non) notizie clamorose, come gli esordi giovanili vicino a Fabio Rampelli (uno talmente fuori dalla legalità costituzionale da essere oggi vicepresidente della Camera) e il fatto che "Lollo" abbia sposato Arianna M., sorella di Giorgia. C'è anche l'occasione per fare un po' di body shaming sotto forma di aneddoto, visto che si ricorda come M. «da piccola fosse obesa: pesava 65 chili a nove anni, e perciò bullizzata». Un'informazione decisiva e di cui si era tenuta per troppo tempo all'oscuro l'opinione pubblica, nel tentativo di celare il trauma infantile all'origine del fascismo rabbioso di M. A proposito del quale la decina di inchiestisti sguinzagliati è riuscita a ricostruire «una vicenda interessante».

 

 

TRE PUNTATE
Tenetevi forte: «Agli albori di Internet era attivissima in rete dove, con il nickname "Khy-ri" - la "draghetta di Undernet Italia" - passava ore a chattare anche di notte, parlando di draghi, letteratura fantasy e musica irlandese». E questa era solo la prima delle tre puntate annunciate. Nella prossima, pare verrà scandagliata in particolare l'abitudine di Giorgia M. alle scuole medie: aggiungere olio di ricino alle merendine dei compagni. Anche il Pulitzer 2024 è andato.

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