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Enrico Letta, "ieri pomeriggio la prova". Senaldi: come lo faranno fuori dal Pd

Pietro Senaldi
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La certezza che Letta perderà le elezioni e che, di lì a poco, il Pd gli darà il benservito, anche se il segretario, nella compilazione delle liste, ha fatto di tutto per eliminare chiunque ragioni autonomamente e blandire i capibastone Franceschini e Orlando, ai quali attaccarsi quando arriverà la tempesta, si è avuta ieri pomeriggio. Con una mancanza di pudore e di misura che dà solo la disperazione, il fu compassato volto della sinistra si è chiesto «se nel 2020 avessero governato Salvini e Meloni, quante migliaia di morti in più avremmo avuto?». Perché «celi ricordiamo tutti gli "aprite, aprite, aprite"...
» Lo sciacallaggio sui morti non è pratica nuova tra i dem. Ci aveva provato anche il predecessore di Letta, Zingaretti, che nel 2020 dichiarò che «se in Italia ci fosse stato il centrodestra, avremmo dovuto fare le fosse comuni in spiaggia, come in Brasile».
L'affermazione non gli portò bene e sei mesi dopo il suo partito seppellì proprio lui, ma inutilmente, visto che tra l'ex segretario e l'attuale la linea di continuità è impressionante, tra amori impossibili con i grillini, sogni di patrimoniali e sfilate omo, tanto che viene spontaneo domandarsi le ragioni del cambio. Dobbiamo rassegnarci, la sinistra ha abbassato lo scontro elettorale a livello di fogna; saltata la critica, è partita direttamente con l'insulto, ma è in un batter d'occhio passata già alla delazione.

 

 

 


Chapeau al centrodestra, che per ora non ha raccolto la sfida alla lotta di sputi nel fango, però è inquietante pensare a quali bassezze potranno arrivare Letta e compagni da qui al 25 settembre; e chissà poi cosa saranno capaci di dire e inventarsi una volta che avranno perso e saranno fuori dalle stanze dei bottoni.
Tanto per rendere l'idea, Letta ha pronunciato l'infelice frase per dare ragione al suo nuovo candidato, la virostar Andrea Crisanti. Il medico, anzi il biologo per l'esattezza, pungolato da Salvini, che aveva commentato la sua discesa in campo con un laconico «ora capisco molte cose», ha sentenziato che «se fossimo stati nelle mani del leghista, avremmo oggi 300mila morti di Covid anziché 140mila». Una reazione, quanto a misura, paragonabile ad accoltellare chi ti pesta un piede per sbaglio sull'autobus che la dice lunga su come il divulgatore scientifico si sia prestamente uniformato alle regole della casa.
Ma non tutto vien per nuocere.
L'infamata di Letta ci dà l'occasione per precisare tre o quattro cose sul Covid che abbiamo sul gozzo. Prima di tutto, come Crisanti, onorevole causa virus, dovrebbe sapere, i decessi da Corona in Italia sono 174mila e non 140mila, il che fa del nostro Paese la maglia nera a lutto dell'Occidente, Stati Uniti di Biden esclusi. Occorre ricordare poi che il nostro intelligentone deve fama e seggio proprio alla Lega, che con Zaia da tempo immemore governa il Veneto e che varò con lui un modello di lotta al Covid differente da quello imposto al Paese dal suo nuovo compagno di lista, il ministro della Salute Speranza. Il doge mise mano al portafoglio, tracciò in poche ore un'intera area geografica e mise a disposizione del suo consulente la struttura sanitaria della Regione. Crisanti si trovò una Ferrari sotto il sedere, si credette Schumacher ma ebbro di celebrità iniziò a sbandare, dichiarando ogni giorno una cosa diversa, finché Zaia gli tolse giustamente il volante. Da allora, ha combattuto il virus prevalentemente nei salotti televisivi, continuando a cambiare copione, spesso a seconda dell'interlocutore.

 

 

 

 

 

DIFESA D'UFFICIO - Ieri, seguendo ordini di scuderia, il microbiologo ha quasi difeso Speranza, sostenendo che «all'inizio sono stati fatti errori ma è perché il ministro ha dovuto collaborare con dirigenti incompetenti».
Immaginiamo che alludesse a quel Comitato Scientifico che il titolare della Salute non ha mai messo in discussione, abbeverandosi alle sue indicazioni come fossero Vangelo.
Credere agli stolti non è sintomo di lungimiranza e capacità ma soprattutto porta un sacco di guai. La domanda di Letta, fatti alla mano, andrebbe ribaltata: quanti morti in meno avremmo avuto se, nel 2020, ci fossero stati un altro governo e un altro Cts? E soprattutto, se i dirigenti del Pd fossero stati zitti anziché tentare di buttare subito in politica il Covid?
Potremmo scrivere un libro sui lutti targati dem di quella triste primavera. Per sintesi: l'allora segretario del Pd, quando il presidente leghista della Regione, Fontana, supplicava Conte di schierare l'esercito per chiudere Alzano Lombardo e Nembro, corse a Milano a farsi un aperitivo con il sindaco Sala per dimostrare che non c'era nulla da temere. Da Bergamo, città martire, il sindaco dem Gori applaudiva i bevitori. Sempre Fontana venne sbeffeggiato dai media fiancheggiatori di Letta per avere fatto un video nel quale invitava i lombardi a mettersi la mascherina. La sinistra lo criticò perché la mascherina era messa male e lo accusò di danneggiare l'immagine dell'Italia nel mondo.
I governatori di centrodestra delle Regioni del Nord fecero una conferenza stampa per chiedere che chiunque arrivasse dalla Cina, e non solo i cinesi, fosse messo in quarantena. Furono accusati di razzismo dalla sinistra che rispose lanciando la campagna "abbraccia un cinese".
Pochi giorni dopo, per attaccare politicamente la Lega, la sinistra favorì una campagna di discriminazione dei lombardi, rei di essere il primo porto d'approdo del virus. Si ricorda anche che Conte, che governava con idem, vietò i voli in arrivo dalla Cina, ma fermò soltanto quelli diretti, lasciando libero accesso a chi, partito da Pechino, aveva fatto scali intermedi.
Questo fu il primo sciacallaggio del Pd sul Covid, al quale il centrodestra non rispose mai, mettendo sopra ogni cosa la salute pubblica.
Tant' è che sia Salvini sia Berlusconi hanno votato tutte le misure anti-Covid varate dal governo e tutti i leader della coalizione si sono vaccinati pubblicamente. Come se non bastasse, in Lombardia e Veneto, le Regioni tradizionalmente governate dal Carroccio, forza che Letta accusa di essere principale causa dei morti di Corona, si è registrato il record di vaccinati.

 

 

 


 

GLI ERRORI DEL MINISTRO - Veniamo al collega di Crisanti, Speranza, e ai suoi sopraffini collaboratori. Il ministro si è affidato, per chiudere l'Italia e fronteggiare la pandemia, a 26 individui, quelli del Cts, tra i quali non c'era nessun virologo e figuravano due soli scienziati. L'indice scientifico dei componenti era di 31 punti, un valore da professorino alle prime armi, contro i 166 del professor Remuzzi e i 172 del professor Mantovani. Perfino Crisanti, fermo a 60, vale il doppio di loro.
E veniamo all'interrogativo più inquietante: quante vite si sarebbero salvate se Speranza, il governo, il Cts o il demonio avessero consentito ai medici di Bergamo di fare le autopsie sui cadaveri? Abbandonati a loro stessi, i camici bianchi per settimane curarono una malattia trombo-embolica, perché questo è il Covid, come un'infiammazione, con i risultati che ci ricordiamo tutti. Le cose migliorarono quando un manipolo di dottori, questi sì davvero eroi, sezionarono i cadaveri a loro rischio e pericolo contravvenendo alle indicazioni del premier, che teneva conferenze stampa quotidiane nella war room della Protezione Civile in maglioncino, affidandosi alla sapiente regia di Casalino, che girava il film dell'uomo solo al comando. Almeno Speranza si vestiva come un cipresso, ben abbinato alla faccia e alla situazione.


IL PROTOCOLLO SBAGLIATO - Probabilmente con autopsie immediate avremmo avuto meno morti. E che dire del Protocollo tachipirina e vigile attesa che il governo mantenne per due anni, come se i virus si curassero sdraiati sul divano ma molto attenti. Per salvare i pazienti i medici ospedalieri dovettero inventarsi protocolli che l'esecutivo non adottò mai.
Già nel dicembre 2020 Remuzzi mi consegnò un protocollo di cura che applicava a Bergamo e Milano e che trattava la tachipirina alla stregua di un veleno, suggerendo l'aspirina, come viene finalmente somministrata a tutti oggi. Sul territorio i singoli presidi ospedalieri si industriarono con una sola stella polare: ignorare le indicazioni di Speranza e soci, che però mantennero la linea e lasciarono la popolazione all'oscuro.
Urge una commissione d'inchiesta su come venne affrontato il Covid, per rendere giustizia ai morti. Essa sarà possibile solo quando il centrosinistra, che ha gestito il virus nel modo più restrittivo e letale, e pure se ne vanta, schioderà. Battute come quelle di Letta sarebbero intollerabili in qualsiasi circostanza. Il segretario del Pd ai tempi era in Francia. Gli consigliamo di sfruttare la fortunata circostanza e non aprire il pentolone delle colpe, che lui non ha ma il suo partito sì. La Lombardia ha un sesto degli abitanti del Paese e ha avuto circa il 23% dei decessi, al momento. Ma più della metà di questi si sono avuti nella prima ondata, quando il Covid colpì quasi esclusivamente al Nord, e in particolare a Bergamo e Brescia. Passati i primi due terribili mesi, la Regione, sbeffeggiata dalla sinistra per aver creato un ospedale Covid in due mesi grazie alla generosità dei suoi cittadini, ha avuto in proporzione meno decessi della media nazionale. E facciamo grazia dei banchi a rotelle e della difesa di Arcuri, che Draghi ha rimosso appena arrivato per rendere possibili le vaccinazioni. Ma Crisanti ieri ha anche detto che «l'Italia si è stancata di avere in politica tecnici non votati». Chissà se il suo segretario, che ancora si atteggia a vedovo di Draghi, condivide il pensiero del tecnico cooptato. Perché, val la pena ricordarlo agli strenui difensori sinistri della Costituzione: gli italiani da trent' anni non possono scegliere chi mandare in Parlamento.

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