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Pd ecologista a chiacchiere: "Quanti progetti ha bloccato Franceschini"

Sandro Iacometti
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Il programma del Pd è chiaro: «La transizione ecologica rappresenta una grandissima occasione per ammodernare l'Italia e reindirizzarne la traiettoria di sviluppo in uno scenario di sostenibilità». Qualcuno ritiene che le fonti pulite siano armi spuntate contro la gravissima crisi energetica che l'Europa, e soprattutto l'Italia, dovrà affrontare il prossimo inverno. Ma i dem su questo punto non sentono ragioni. Come ha spiegato più volte lo stesso segretario Enrico Letta, le rinnovabili sono il miglior antidoto al caro bollette. Al punto che l'unica proposta concreta contenuta nel programma per fronteggiare lo tsunami che secondo tutti gli esperti, a partire dal presidente dell'Autorità per l'energia, Stefano Besseghini, si sta per abbattere sul Paese è il contratto «luce sociale» per i redditi medio bassi.

Un contratto di fornitura energetica a prezzi agevolati (energia gratis fino a 1.350 KWh/anno per famiglia) prodotta totalmente da fonti rinnovabili e acquistata direttamente dalla società pubblica Acquirente Unico. E partendo dalla convinzione che «investire subito, da oggi, nell'energia pulita è tre volte strategico», i dem propongono anche «un piano nazionale per il risparmio energetico e interventi finalizzati ad aumentare drasticamente la quota di rinnovabili prodotte in Italia, anche attraverso lo sviluppo delle Comunità energetiche, con l'obiettivo di installare 85 GW di rinnovabili in più entro il 2030. Un obiettivo ambizioso ma realistico che porterà, secondo alcune stime, alla creazione di circa 500.000 nuovi posti di lavoro». Si può non essere d'accordo, e molti non lo sono, ma su questo terreno, anche per non creare attriti con i compagni di viaggio Bonelli e Fratoianni, il Nazareno ha scelto con determinazione il suo posizionamento.

RIGASSIFICATORI
Persino sui rigassificatori, tassello strategico del piano Draghi per la diversificazione energetica, i dem hanno cambiato idea. «Sono necessari», si legge sempre nel programma, «ma a condizione che costituiscano soluzioni-ponte, rimanendo attivi pochi anni». Insomma, se volete trovare i nemici della rivoluzione verde dovete cercare da un'altra parte. Attenti, però, a dove girate lo sguardo. Se vi capita di puntare gli occhi sul ministero della Cultura, infatti, potreste accorgervi che il titolare del dicastero, il super dirigente dem Dario Franceschini, capolista del Pd a Napoli per il Senato, sta sgambettando senza troppi problemi tutti i progetti per nuovi impianti di rinnovabili. Possibile? Che le Sovrintendenze locali, rappresentate dal ministero di Franceschini, siano spesso d'intralcio alla realizzazione di pale eoliche, impianti idroelettrici e campi fotovoltaici non è un mistero. Sembra, però, che nelle ultime settimane le opposizioni arrivate dai territori abbiano provocato una vera e propria falcidia. Il ministro Roberto Cingolani, quello lapidato per le sue aperture al nucleare pulito, sta infatti accelerando in questi giorni, in vista del passaggio di consegne, le pratiche autorizzative per smaltire l'arretrato. Secondo quanto riporta il Sole 24 Ore, le commissioni di valutazione del ministero della Transizione ecologica stanno liberando decine di progetti, puntando a dare il via libera entro fine agosto a nuove centrali rinnovabili per circa 1.200 megawatt.

PARERI NEGATIVI
Tuttavia tutte le pratiche devono anche passare sul tavolo di Franceschini, che deve dire l'ultima parola sulle questioni di carattere paesaggistico e culturale. Ebbene, stando ad una rilevazione congiunta dell'Osservatorio Regions2030 e di Public Affairs Advisor, su 76 pareri rilasciati, il ministro dem nell'87% dei casi ha espresso un giudizio negativo sulla realizzazione dei progetti già vistati dai colleghi della Transizione ecologica. Qui non stiamo parlando di qualche impuntatura o di una eccessiva puntigliosità, ma del blocco praticamente totale di tutti i nuovi impianti di quelle fonti pulite tanto care al partito. Certo, le rinnovabili, tanto amate dagli ambientalisti, hanno il difetto di essere ingombranti, invadenti e non discrete. L'energia di vento, sole e pioggia deve essere raccolta con immense pale, distese di moduli al cilicio, dighe di calcestruzzo che sbarrano intere vallate. Ma se gli ambientalisti che vogliono la transizione ecologica non si mettono d'accordo con quelli che non vogliono deturpare il territorio non se ne esce. Delle due l'una: o Franceschini spiega ai suoi colleghi del Pd che la rivoluzione verde è più complicata di quello che sembra oppure i dem la smettono di accusare il centrodestra di voler far saltare la transizione ecologica. L'alternativa è continuare a prendere in giro gli elettori: con la mano destra scrivere proclami a favore della lotta al cambiamento climatico e allarmi per la scarsa attenzione alle rinnovabili, con quella sinistra bocciare tutti i progetti per sviluppare le fonti pulite.

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