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Gaetano Armao: "A sinistra? Rottura inevitabile", cosa cambia per il voto

Elisa Calessi
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Oggi in Sicilia il campo largo si è rotto, il M5S correrà da solo. Cambia qualcosa per il terzo polo?
«Sono convinto che si aprono prospettive importanti tra i 5 candidati. Anche perché una cosa è il voto alle liste, altro al candidato presidente». Gaetano Armao, prof di diritto amministrativo all'Università di Palermo, ex assessore all'Economia e vicepresidente della giunta Musumeci, è il candidato per le regionali in Sicilia di Azione e Italia Viva.

È contento di questa rottura, se l'aspettava?
«Delle vicende degli altri non gioiosco e non mi avvilisco. Era difficile, però, capire come da Reggio Calabria in su Pd e M5S fossero concorrenti e in Sicilia, invece, corressero insieme».

 

 


Il M5S ha rotto perché sostiene che nel Pd ci siano candidati "impresentabili". È così?
«Non convidivo questa analisi. Il M5S ha sempre avuto connotati giustizialisti che non mi appartengono. Se ci sono persone condannate, vanno escluse dalle liste. Ma se ancora aspettano giustizia, farla in modo sommario è il peggior modo di onorare la democrazia».

Lei è candidato alle elezioni regio Gaetano Armao nali per Azione-Italia Viva, ma è anche candidato al Senato. Come mai?
«Per dare una spinta alla lista, perché sono un candidato del territorio».

Anche nelle vostre liste, però, ci sono parecchi paracadutati, a cominciare da Calenda e Bellanova. Non sarebbe meglio candidare chi è siciliano?
«Nei collegi uninominali abbiamo candidati radicati. Siamo una lista che parte ora, che ha bisogno di creare una presenza significativa in Parlamento. Abbiamo dovuto coniugare la presenza del territorio e l'esigenza di portare in Parlamento una forte rappresentanza».
Con questa legge elettorale, il rischio è che scatti la logica del voto utile.

Non rischiate, come terzo polo, di non toccare palla?
«Il voto, prima che utile, è intelligente.
Chi parla di voto utile ha una visione mercantilistica. Il terzo polo si pone come una nuova forza politica, che vuole interpretare spinte riformiste, liberali, cattoliche del Paese e della Sicilia».

Lei è stato in Forza Italia. Perché i moderati non dovrebbero votarla?
«Se tanti moderati, Carfagna, Gelmini, Brunetta, sono andati altrove, evidentemente qualche problema c'è. Forza Italia è attraversata da liti enormi. Chi ha chiesto la sostituzione di Nello Musumeci, per esempio, dovrebbe spiegare perché. Il coordinatore forzista, Micciché, diceva che voleva un gatto fedele che gli passasse la palla. Sarebbe interessante capire a che condizioni è stato chiamato Renato Schifani. Vorrei ci spiegassero che palle deve passare. Perché, da Statuto, non è previsto che il presidente della Regione passi alcuna palla».

Calenda dice: «Votate me per non far vincere la destra». Ma dopo il voto, vi alleerete con il Pd? Può escluderlo?
«Il terzo polo nasce per essere una presenza di centro e avere interlocuzioni istituzionali. Vogliamo essere l'ago della bilancia. Quello che porremo come pregiudiziale è che non ci deve essere mai più un capo di partito che sia anche presidente dell'Ars. E poi il voto segreto. L'ultima legge che si è messa a voto segreto è la possibile destinazione di 150 milioni concertati con il governo Draghi per Palermo. Grazie al voto segreto, chiesto da due parlamentari del centrodestra, è stato bocciato. È inaccettabile».

 

 

 

 

Due cose che farà per la Sicilia, se diventa presidente.
«Un piano sul lavoro. Abbiamo ancora troppi lauerati che vanno via. E puntare sul digitale. Perla Sicilia è la mossa del cavallo. Consente non solo di lavorare qui per tutto il mondo. Ma di attrarre persone che decidano di vivere qui, lavorando in tutto il mondo».

Tutti i tentativi di terzo polo finora sono falliti. Perché il vostro non dovrebbe seguire la stessa sorte?
«Per la forza della proposta, meno ideologica, più pragmatica, e per la destrutturazione in atto delle due coalizioni».

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