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Enrico Letta, attacco dal cuore della sinistra: "Utile idiota della Meloni"

Fausto Carioti
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C'è un elenco di cose che Enrico Letta e gli altri oppositori di Giorgia Meloni non dovrebbero fare e invece stanno facendo, comportandosi da «utili idioti» della presidente di Fdi. «Spalle, in gergo teatrale, più o meno consapevolmente al servizio della protagonista. Rilanciano le sue battute, rilanciano i temi che a lei fanno più piacere». Questi e altri «consigli non richiesti» vengono forniti ai vertici del Pd, pubblicamente, da un uomo di sinistra che sa come funzionano le campagne elettorali, perché per anni ha vissuto dell'adrenalina che gli procuravano: Claudio Velardi, che è stato nel Pci, nel Pds e nei Ds accanto a Massimo D'Alema, seguendolo come consigliere anche a palazzo Chigi. Adesso fa il lobbista e la mattina, da qualche giorno, si diverte a mettere online il suo podcast "Impressioni di settembre", titolo rubato a una bellissima canzone della Pfm.
Dieci minuti in cui parla col linguaggio schietto del tecnico, rivolgendosi soprattutto alla sinistra. Il succo dei suoi discorsi coincide con quello che dicono in privato molti candidati democratici, mentre vedono allargarsi i punti di divario dal centrodestra: Letta le sta sbagliando tutte, una dopo l'altra.

 

 

 

PARLARE AI «GGGIOVANI»

Nella puntata di ieri e in quella di mercoledì 24 agosto, senza mai chiamarlo per nome, Velardi ha demolito non solo la strategia, ma anche i facili entusiasmi e le ideologie alla moda (per citare un'altra canzone di quegli anni) del capo del Pd. Polarizzare l'intera campagna elettorale sul tema «o lei o noi», ovvero «il rosso o il nero», come sta facendo Letta nei discorsi e nei suoi manifesti, è uno di questi errori. «Ci si illude di recuperare giocando la carta della polarizzazione. Ma se tu polarizzi, al massimo puoi riuscire a conquistare o riconquistare i tuoi, non a convincere gli altri. La polarizzazione è una strategia difensiva e perdente. Le elezioni vengono sempre vinte da chi allarga il cerchio della simpatia intorno a sé». «Illusione» è pure quella di riuscire a «parlare ai "gggiovani", con tre "g", perché un'influencer da 78 milioni di follower lancia un segnale vagamente simpatizzante». Ogni riferimento alla polemica contro Fdi e in favore dell'aborto sollevata da Chiara Ferragni, e al coro di ringraziamenti tributati dal Pd, è puramente voluto. Altra illusione insufflata nella "base" è che si possano recuperare voti pescando nel mare degli indecisi e di chi vorrebbe astenersi. «I partiti che temono di perdere vogliono mantenere viva la speranza tra i militanti: "C'è tanto da fare, un sacco di gente da convincere. Forza, la partita è aperta!"». Ma «le persone normali», spiega il disincantato Velardi, «nemmeno sanno che tra un mese si vota. E se decideranno di andare a votare, sceglieranno spesso sulla base dell'umore del momento». Così, alla fine, per la legge dei grandi numeri, «i risultati che verranno fuori saranno più o meno quelli previsti». Anche perché quel giorno, lui ci scommette, gli astensionisti non saranno meno che alle ultime elezioni (27%). Chi oggi dice che intende restare a casa, insomma, è probabilissimo che lo faccia, qualunque cosa possano inventarsi Letta e i suoi.

 

 

 

IL FASCISMO NON PAGA

A maggior ragione se la propaganda del Pd continuerà ad essere «costellata da una serie clamorosa di buchi nell'acqua». «Per prima cosa», suggerisce Velardi agli strateghi del Nazareno, «lasciate perdere ogni allarme, anche il più vacuo ed obliquo, sul fascismo o sulla cosiddetta "destra pericolosa". Sono argomenti retorici che servono a scaldare il cuore di vecchi militanti e nulla di più». Allo stesso modo, «non serve a niente strapparsi le vesti per la figura che farà l'Italia in Europa rappresentata dalla Meloni». Infine, «non scagliatevi contro il pericolo presidenzialista, perché la cosa più pericolosa è lasciare le istituzioni nella condizione comatosa in cui si trovano». E quanto alla retorica dei diritti civili, «che per forza di cose saranno conculcati o calpestati, a voce bassa vi dico: provate anche a parlare di doveri». La strategia giusta, insomma, è l'opposto di quella usata sinora: accantonare ideologia e indignazione e provare a stanare la leader di Fdi sulle cose concrete. «Chiedetele subito: Giorgia, cosa farai sulla politica economica? Quali risposte darai alla crisi energetica? Dici che va rivisto il Pnrr: come lo vuoi cambiare?». Solo così, è l'ammonimento di Velardi ai suoi ex compagni, «non farete più la parte degli utili idioti al servizio della Meloni, e magari qualche consenso lo recupererete...». 

 

 

 

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