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Matteo Salvini, assalto finale: dove ruberà i voti al Pd, cambia tutto

Tommaso Montesano
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Lo schiaffo è potente. E che schiaffo. Soprattutto pensando alla proprio incidenza delle date: perché fu lì, davanti ai cancelli dello stabilimento di Mirafiori, il 26 settembre 1980, che si registrò la massima vicinanza tra la sinistra e la classe operaia. Con Enrico Berlinguer, segretario del Pci, accorso a osare il suo appoggio alla lotta delle tute blu, impegnato nel durissimo braccio di ferro con Cesare Romiti, amministratore delegato della Fiat, che un paio di settimane prima aveva annunciato 14mila licenziamenti. Adesso davanti a quel che resta di uno stabilimento ormai ai margini della produzione, e proprio alla fine di un settembre che domenica 25 ha in programma le elezioni politiche, si presenterà Matteo Salvini.

 

L'ULTIMA TAPPA - Il leader del Carroccio, infatti, ha scelto uno dei luoghi della sinistra italiana come ultima tappa del simbolo suo tour politico: «Accanto al sostegno delle eccellenze industriali, per la Lega c'è anche quello delle aziende in crisi. In chiusura della campagna elettorale saremo a Mirafiori». Annuncio che Salvini, secondo schiaffo alla sinistra, fa dall'Emilia Romagna, altro ex fortino rosso sul quale da tempo l'ex ministro dell'Interno ha puntato le sue fiches. Ieri il numero leghista è stato a Bologna, Reggio Emilia e Riccione. E nel capoluogo della Regione ha promesso di tornare «il 26 per festeggiare la vittoria». La fine della campagna elettorale a Mirafiori (l'arrivo a Torino è previsto per il 20 settembre) e la celebrazione del successo - gli scongiuri sono d'obbligo, visto che lo stesso Salvini invita a diffidare dei sondaggi: «Non fidiamoci, non abbiamo vinto niente...».

 

 

FABBRICHE DECISIVE - Il Capitano sente che l'aria è buona, simile a quella del 2019, anno nel quale - guarda caso grazie al 40% dei consensi incassati tra gli operai - la Lega toccò il suo massimo storico: il 34,3% alle Europee. «Per la prima volta nella storia, non perché lo dicono i sondaggi, ma perché si sente nelle fabbriche, nelle piazze e nelle scuole, la Lega e il centrodestra possono vincere ovunque. In Emilia e anche in Romagna». E mai come questa volta i vecchi cliché elettorali sono destinati a essere superati. «C'è voglia di cambiamento: la Lega porta avanti alcune battaglie sul lavoro, contro il precariato e per il diritto alla pensioneallo studio, che una volta sarebbero state di sinistra, mentre ora il Partito democratico si occupa di ius soli, ddl Zan e droghe libere». E che non si tratti di semplice propaganda elettorale lo conferma Edi Lazzi, il segretario generale della Fiom di Torino, che ieri ha presentato la festa dei metalmeccanici della Cgil, in calendario da martedì 6 a giovedì 9 settembre nel capoluogo piemontese. All'appuntamento parteciperanno tutti i leader dell'ex alleanza giallorossa: da Giuseppe Conte (M5S) a Nicola Fratoianni (Sinistra italiana), passando per Giuseppe Provenzano (vicesegretario del Pd) e Maurizio Acerbo (segretario di Rifondazione comunista). Presente, naturalmente, anche il leader della Cgil, Maurizio Landini.

 

NODO FORNERO - Ma se a sinistra si illudono che basti, sbagliano. «La rabbia porterà chi vota a scegliere la destra», ammette Lazzi, «per conquistare il voto degli operai servono proposte credibili, in particolare su pensioni e giovani». Musica per le orecchie di Salvini, che infatti incassa il riconoscimento del numero uno dei metalmeccanici torinesi: «Salvini sta dicendo cose, soprattutto per quanto riguarda le pensioni, che potrebbero avere un ritorno tra alcuni lavoratori». Il riferimento è alla riforma Fornero, che il Carroccio vorrebbe cancellare (Salvini anche ieri ha ribadito che, insieme al blocco delle cartelle esattoriali e alla flat tax, è una priorità) e le tute blu pure. «Il centrosinistra è considerato dai lavoratori colpevole di aver fatto leggi (c'è pure il Jobs Act, ndr) che hanno peggiorato le loro condizioni. Gli operai che lavorano in catena di montaggio a 67 anni, infatti, non ce la fanno più. I partiti di sinistra devono intraprendere un percorso di riconciliazione con i lavoratori, che si dimenticati».

 

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