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Tremonti e Berlusconi, perché è finita male: quello che pochissimi sanno

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Torna in campo, Giulio Tremonti, candidato con Fratelli d'Italia alle imminenti elezioni politiche. "Mi hanno assegnato un collegio molto difficile, una bellissima sfida", commenta in una lunga intervista concessa al Corriere della Sera. L'ex super-ministro, dopo cinque anni, sta per tornare in Parlamento con il partito di Giorgia Meloni, che ha scelto di farlo correre a Milano nell'uninominale e anche nel proporzionale.

 

Nel colloquio con il quotidiano di via Solferino, Tremonti torna a puntare il dito contro la globalizzazione: "Il capitalismo si è mosso senza remore". Dunque, seguendo la linea di Fratelli d'Italia, chiede una revisione del Pnrr: "È di un'altra epoca, in alcune parti va rivisto", sottolinea. "Non prevedeva l'inflazione, che adesso c'è; e prevedeva un sistema di investimenti sulla base di priorità che adesso non sono più le stesse. È ovvio che in alcune parti debba essere rivisto", sottolinea.

 

Ma nell'intervista c'è un altro passaggio, particolarmente interessante, che riguarda il suo rapporto con Silvio Berlusconi, per i cui governi fu più volte ministro. Però, tra i due, col tempo qualcosa si è guastato, i rapporti si sono raffreddati, e parecchio. E quando si parla della crisi del 2011 - la caduta del Cavaliere e l'avvento di Mario Monti -, parlando di quel che accadde dal 2008 in poi, chiedono a Tremonti se all'epoca Berlusconi gli diede retta. "Mi diede fiducia per quasi tre anni - premette Tremonti -. Poi invidie e gelosie del circondario, unite a contingenze elettorali come la sconfitta del centrodestra al comune di Milano, cambiarono le cose", conclude, offrendo così una chiave di lettura e una parziale risposta circa le ragioni che portarono alla rottura con l'attuale leader di Forza Italia.

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