Giorgia Meloni, l'esperto: "Efficace, autentica. Ma...", l'unico errore in tv
È apparsa più reattiva e più autentica, molto meno monocorde e con un lessico più ampio, più pungente ma mai aggressiva. Semmai ha sbagliato sull'abito (che fa il monaco) e sulla gestualità. È l'analisi di Paolo Borzacchiello, scrittore di successo e massimo esperto italiano di intelligenza linguistica applicata alla comunicazione, in merito alla performance della Meloni nel confronto con Letta su Corriere Tv. «In un momento in cui l'italiano medio è spaventato, vedere più pathos e meno rigidità aiuta molto la Meloni, così come la sua variazione di toni. Nondimeno Letta guarda sempre in camera, mentre la Meloni eccede nella gesticolazione, nel toccarsi le mani e la camicia e ciò nuoce alla sua credibilità e la fa apparire meno serena», avverte Borzacchiello commentando ritmo, tonalità e linguaggio non verbale della leader di Fdi. «D'altro canto», continua, «la scelta di Letta che, anziché controbattere, appare calmo, pacato e che addirittura un paio di volte dà ragione alla sua avversaria, non è un'idea straordinaria per affascinare l'elettorato ancora indeciso. L'ho trovato un po' moscio, mentre il piglio della Meloni paga in questa direzione. A livello di dialettica, da questo punto di vista, lei vince di dieci punti su Letta. Risponde rapidamente ed è più capace del suo avversario di ribaltare le accuse».
SENZA RABBIA
Un approccio animato da parte della Meloni, ma non arrabbiato come nel comizio davanti a Vox, scelta che «l'ha resa più rassicurante, in quanto non la priva del suo carattere ma allo stesso tempo è un passo apprezzato dagli elettori più moderati. Né questa minore aggressività l'ha fatta apparire meno autentica: anzi, la Meloni ha avuto reazioni genuine quando sono stati toccati argomenti che la toccavano nel vivo e ciò ne ha sottolineato la veracità». Quanto al linguaggio, «il lessico usato da parte della presidente di Fdi è molto più ampio e più in linea con la situazione psicologica del suo elettore. Ha usato tantissime votle il verbo "difendere" applicandolo in modo trasversale: e quando la gente ha paura, questo è un verbo che va benissimo. Mentre Letta parlava di "solidarietà", "inclusione", "Europa", concetti che ora la gente non ha bisogno di sentirsi ripetere. Ma soprattutto lei ha ripetuto più volte il nome Fratelli d'Italia, mentre Letta non ha citato mai il nome del partito. Il fatto di evocare il partito consente all'elettore di riconoscerlo sulla scheda quando vota».
FRASI BREVI E COMPRENSIBILI
Inoltre la Meloni ha adottato «frasi più brevi, efficaci e comprensibili, a differenza del periodare troppo ampio, pieno di perifrasi, di Letta. Lei è meno pulita a livello linguistico, con il ricorso anche a espressioni romanesche, masi fa decisamente capire meglio dall'elettore medio». Sull'uso di parole straniere, «la Meloni ne usa molte meno di Letta, e questo è funzionale al suo rivolgersi a un elettorato più nazionalista, al contrario del segretario dem, che tiene a promuovere il suo profilo europeista». Se invece ci riferiamo al vestito, secondo Borzacchiello, la Meloni non è da promuovere: «Dal punto di vista del look ha ciccato», ci spiega. «La camicia troppo morbida e il suo colore pastello molto chiaro sono funzionali a farla apparire non come una gerarca. Ma, visto che la gente è in panico, apparire vestita in modo più rigoroso e formale le avrebbe giovato». In compenso, «il suo look, così come il suo linguaggio, non aveva nulla di maschilista. Con camicetta e bracciali di corda ha ecceduto semmai nel lato femminile». Insomma, la Meloni «in un confronto piuttosto noioso come quello di ieri ha vinto uno a zero. Ma ha giocato fuori casa. Lei è fortissima nei comizi in piazza, e sui social è veramente la migliore come efficacia dal punto di vista grafico e linguistico. In ogni caso, un confronto simile sposta poco o niente in termini di voti, anche perché si parla di cose che buona parte dei cittadini non conosce. La sfida vera avviene altrove, nella comunicazione online e dal vivo». Dove non c'è partita...