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Giorgia Meloni, Enrico Letta bocciato: "Molle e monotono. E sul look..."

Alessandro Gonzato
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Verso la fine Enrico Letta vuole precisare che dietro ai suoi toni, che definisce «fair», «cortesi», «non c'è alcuna mollezza, ma grande fermezza». Scelta sbagliata. «Se senti di doverlo sottolineare significa che sei consapevole che è proprio quello il messaggio che trasmetti alla gente», commenta a Libero Eleonora Onorati, esperta di interazioni e linguaggio verbale e non verbale, developer Hce International. Ma il vero scivolone, e nelle chat private del Pd in quel momento è volato di tutto, è stata l'ammissione da parte del leader Dem di aver ricoperto il ruolo di presidente del Consiglio per merito della «fortuna» e del «caso».

«L'ha ripetuto due volte: fortuna e caso», evidenzia Onorati, «l'ha voluto far passare come un bagno d'umiltà ma ha decisamente sbagliato anche perché i suoi detrattori lo accusano proprio di aver governato senza essere stato votato dagli italiani. Non è stata certo una scelta vincente». Giacca blu scuro, cravatta un po' più accesa con fantasie bianche, camicia bianca a righe azzurrine, montatura degli occhiali tendente al blu della cravatta. Abbigliamento azzeccato? «Va detto che per gli uomini le scelte sono molto limitate rispetto a quelle delle donne, e spesso il look ricade sul classico, come ha deciso Letta che non avrebbe sbagliato se non fosse che tra lui e l'elettorato a cui si è rivolto più spesso, categorie meno abbienti e giovani, non c'è stata empatia neppure sotto questo aspetto». Come avrebbe dovuto vestirsi? «Obama per parlare a quell'elettorato si presentava con le maniche arrotolate e senza cravatta».

SGUARDO FISSO
Il segretario del Pd siede a sinistra dell'inquadratura. Mentre risponde alle domande non stacca lo sguardo dalla telecamera. Non guarda quasi mai né l'intervistatore, il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana, né la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, che gli è accanto, alla sua sinistra, in direzione Fontana. La guarda davvero solo quando tira in ballo «l'amore» in risposta alla posizione dell'avversaria, contraria all'adozione da parte delle coppie omosessuali. Prima aveva volto il capo alla Meloni, per pochissimi secondi, per attaccarla sul «blocco navale». «Non ha staccato gli occhi dall'obiettivo e in questo è stato bravo, si vede che si era allenato», evidenzia l'esperta di comunicazione.

ECCESSIVA FREDDEZZA
«L'errore però», aggiunge Onorati, «è che è stato monocorde, freddo, non ha mai cambiato il tono di voce, e qui ci si riaggancia alla "mollezza", come ha detto lui: ha cercato di nascondere quell'aspetto negandolo a parole, ma la strategia non ha pagato, perché è sbagliato il ragionamento che sta alla base». Poi c'è stata una mancanza: «A un certo punto ha detto che gli piace vedere "la passione delle persone" e la "pulsione", ma in realtà non le ha trasmesse. Sono mancate completamente parole inerenti alla sfera affettiva, non è mai stato caldo nell'esposizione». A Letta scappa mezzo sorriso, piuttosto tirato e di circostanza, soltanto quando la rivale scopre di non avere più a disposizione diritti di replica riguardo alle domande comuni e in modo scherzoso, la Meloni, si porta la mano alla fronte lanciando un involontario salvagente al competitor: «Non abbiamo più il timer davanti». Letta, a parere dell'esperta, in una fase «ha perso credibilità»: «Sulla Costituzione ha detto una cosa, subito dopo il contrario ossia che anche la sinistra l'ha cambiata, e poi ha cercato di tornare sulla prima posizione. Non si fa». Altro dettaglio, si fa per dire: «Letta ha perso la leadership due volte. Sul finale ha detto "te lo dico sinceramente" e "te lo dico francamente", ma l'elettore già si aspetta che tu lo sia. Un leader non dice così». 

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