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Sallusti, l'importante è il "cosa": la differenza tra centrodestra e centrosinistra

Alessandro Sallusti
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Dicono che Giorgia Meloni e Matteo Salvini siano ai ferri corti sulle misure urgenti, tipo scostamento di bilancio per arginare il caro bollette (Meloni è scettica, Salvini lo vuole) e che Berlusconi a sua volta abbia una ricetta diversa. Può essere, anzi diciamo che è così e quindi dicono che gli alleati di Centrodestra sono divisi e per loro governare sarà un problema. Il ragionamento ha una sua logica, ma è una logica di breve respiro che poco ha a che fare con ciò che saremo chiamati a decidere il 25 settembre. Mettiamo un punto fermo: i tre alleati sul caro energia pensano esattamente la stessa cosa, cioè la necessità di arginare con le buone o con le cattive il caro bollette, le divergenze riguardano il come farlo; i tre sono d'accordo che le tasse vanno abbassate e ognuno ha la sua ricetta; non c'è divisione neppure sull'obiettivo di portare sotto controllo i flussi migratori, il "come" andrà deciso e così via.

 

Detto in sintesi, i soci del Centrodestra - al netto delle legittime tattiche di propaganda elettorale per contendersi i votanti - hanno obiettivi comuni e condivisi mentre la coalizione di centrosinistra è divisa non sul "come" fare ma sul "cosa" fare: dalle sanzioni alla Russia agli aiuti militari all'Ucraina, dalle tasse al futuro energetico del paese fino alla collocazione dell'Italia nello scacchiere internazionale non c'è un solo tema sul quale abbiano lo stesso obiettivo, anzi spesso i loro programmi sono uno all'opposto dell'altro.

 

Mi pare che la differenza non sia da poco: di qui c'è una visione di paese con un progetto chiaro, di là regnano caos e contraddizioni. Io non saprei dire se nel caso di vittoria la prima cosa che dovrebbe fare il governo è lo scostamento di bilancio o qualche altra diavoleria. E onestamente neppure mi interessa, a noi interessa solo che le bollette calino. Ma soprattutto ci interessa che il paese imbocchi una strada nuova sulle libertà delle persone e delle imprese in un contesto di equità e solidarietà sociale. Non è una cosa che si potrà fare il 26 settembre e neppure immagino a ottobre. Noi si andrà a votare non sullo "scostamento sì" o "scostamento no" ma sulle cose da fare e gli obiettivi da raggiungere da qui a cinque anni. L'occasione è adesso o, temo, mai più.

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