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Giuseppe Conte, Davide Casaleggio: "Così ha infamato mio padre"

Antonio Rapisarda
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Nel giorno in cui Mario Draghi ha ribadito a microfoni accesi di aver voluto verificare di persona il "non caso" delle forze politiche italiane nella lista dei destinatari di finanziamenti russi, ben altro atteggiamento avrebbe avuto un suo predecessore riguardo alla spy story richiamata ieri da Francesco Storace su Libero conosciuta come «caso Venezuela». Questo, per lo meno, è ciò che emerge dalle accuse di Davide Casaleggio, figlio del cofondatore del M5S Gianroberto, rivolte a Giuseppe Conte, ai tempi premier del governo gialloverde: «Aveva il documento da oltre anno, non disse nulla. Fece finta di nulla». Il riferimento di Casaleggio jr, che ha pubblicato un lungo video-denuncia sui social, è alla vicenda («Un'infamia contro mio padre») della presunta valigetta con 3,5 milioni di dollari che sarebbe arrivata nelle mani del guru pentastellato «per cambiare il corso delle idee del governo italiano», come si spiegava nel documento dell'intelligence venezuelana che ha aperto il caso e che finì pubblicato dal quotidiano spagnolo Abc. La tesi è che il tramite fra il regime venezuelano e l'Italia sarebbe stato il M5S che a suo tempo però, continua Davide, «nel 2010, almeno dalla storia raccontata, era fuori dal Parlamento, fuori dal Governo».

L'ARRINGA
Per il figlio del fondatore, dunque, «parliamo di una storia irrealistica, che però molti giornali hanno sposato comunque». E in effetti, mostrando la rassegna stampa di quei giorni (la notizia esplose nel giugno 2020), le prime pagine dei quotidiani erano tutte dedicate al caso. Un titolo didascalico su tutti: «Il Venezuela di Chavez ha finanziato i 5 Stelle con 3,5 milioni». Sul caso specifico sta ancora indagando la Procura di Milano. Ma il punto saliente delle accuse emerse ieri non verte però né sulle indagini né aldilà di queste sulle note posizioni filo-chaviste dei grillini di ieri e di oggi. Il durissimo j' accuse di Casaleggio jr. è rivolto al comportamento di Conte. «Chi era a conoscenza di questo documento prima che arrivasse nelle mani del giornalista spagnolo?». Già: chi? Secondo le sue indagini «questo documento era custodito in un cassetto del governo italiano già da un anno». Esecutivo presieduto dall'avvocato grillino. Non solo. «Prima della pubblicazione», continua l'ex titolare della piattaforma Rousseau, «i servizi segreti italiani con in mano questo documento» si sarebbero recati da Conte («Vista la gravità del fatto denunciato dal documento») per una sua valutazione.

Risultato? «Nulla», assicura Casaleggio jr. «Non si fece né un'indagine su un fatto che effettivamente poteva essere molto grave: parliamo di corruzione, riciclaggio, cercare di pagare una forza politica per indurre il Governo a fare qualcosa per un Paese straniero. Il Presidente del Consiglio al tempo non fece nulla». E Conte, sempre secondo il figlio di Gianroberto, non fece nulla neanche nell'altro senso. «Se pensava che questo documento fosse falso, un tentativo di calunnia, perché al tempo il documento era segreto, non fece nulla neanche quando questo documento uscì sui giornali». L'allora premier, spiega ancora Casaleggio, «aspettò ben due giorni per fare la sua dichiarazione in cui sostanzialmente faceva finta di non saperne nulla e disse che non c'era niente da chiarire, e che avevano già smentito altri». Questo, ricorda, «mentre mio padre era già morto da diversi anni».

Per Davide Casaleggio proprio dietro alla serie di mosse e di silenzi di Conte si sarebbe celata, già ai tempi, una sorta di road map per cambiare i connotati del M5S: tramutatasi poi nel nuovo statuto e nell'attuale leadership dell'avvocato. Ma il punto più interessante è l'attacco che giunge sull'atteggiamento opaco che avrebbero avuto Conte e i suoi uomini: «Spero che nel prossimo governo tutti coloro che avranno a che fare con i servizi segreti abbiano il senso dello Stato». Non poteva mancare, in chiusura, l'auspicio personale sulla vicenda "venezuelana". «Spero quindi che si faccia finalmente chiarezza su un'operazione di calunnia pubblica contro mio padre».

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