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Pd, beffa agli alluvionati: sapete chi è lei? È scandalo

Gianluca Veneziani
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Ah che bello, il popolo dei sindaci dem, quelli che si stringono entusiasti attorno a Letta e si battono alacremente sul territorio per risolvere i problemi. Gente encomiabile, vero? Mah, insomma. Ha suscitato più di qualche perplessità la scelta del sindaco dem di Ancona, Valeria Mancinelli, di partecipare due giorni fa al comizio del segretario del Pd a Monza, mentre la sua città era semi-devastata dall'alluvione. Sui social del Pd hanno glorificato la scelta di Letta di ricordare «la tragedia accanto a Valeria Mancinelli, sindaca di Ancona». Tanti commentatori però si sono chiesti, e a buona ragione: non era meglio che il primo cittadino restasse nel territorio anziché fare la passerella davanti al segretario di partito? «La Mancinelli invece di venire a Monza con Letta poteva rimanere con il suo popolo nella tragedia», avvertiva sui social un certo Nicola Toresi. «Invece di stare lì, cara sindaca, aiuti il popolo dell entroterra e Senigallia che a lei non è poi così distante, e aiuti a coordinare...», rincarava la dose una certa Loredana Bugari.

 

 


A proposito di passerelle, è parsa molto poco opportuno il tributo sabato scorso, con tanto di fascia tricolore, di un altro sindaco dem, Matteo Franconi di Pontedera, al feretro di un capo ultras pregiudicato, Diego Savelli, trovato senza vita una settimana fa nel carcere Don Bosco di Pisa, dove era recluso per una rapina a mano armata. L'uomo, un 41enne con alle spalle una storia fatta di furti, rapine e scippi, era stato prima ricordato da un post della sezione Bertelli del Pd di Pontedera (alla quale era legata la sua famiglia) che lo ricordava così: «Carissimo Diego, la Sezione Bertelli (nella quale siete sempre stati protagonisti), afflitta, piange la tua scomparsa ed abbraccia la tua famiglia. (...) Non sei stato soltanto qualche impurità sulla fedina penale, ma hai lasciato una traccia rilevante della tua indole genuina e autentica, generosa, passionale e sanguigna. Perciò gli innumerevoli amici oggi ti acclamano in coro». Quindi il 17 settembre, nello stadio di Pontedera, si era tenuto il saluto all'ultras alla presenza dei tifosi, tra cori e striscioni, e del primo cittadino che lo aveva onorato dandogli l'estremo addio nella sua veste istituzionale. Una scena che aveva suscitato l'indignazione sui social di alcuni cittadini: «Caro sindaco», scriveva tale Luisa Poggianti, «lei ha idea del ruolo istituzionale che copre? Mettendosi la fascia tricolore addosso, lei rappresenta tutti i cittadini di Pontedera. Se vuole omaggiare i funerali di tale individuo, ci vada a titolo personale, con gli abiti che riterrà più opportuno. Elogiarlo solo perché "compagno" non rientra nei suoi compiti». Un altro utente, Daniele Toti, aggiungeva: «È una cosa vergognosa. Questo personaggio non ha ben chiare le sue funzioni istituzionali. Bisognerebbe che si ricordasse che non è solo il sindaco della parte post-comunista della città».

 

 


CERIMONIA
Come rileva l'eurodeputata leghista Susanna Ceccardi: «Premetto che le condoglianze alla famiglia del capo ultrà sono d'obbligo: di fronte a una perdita non si può rimanere in silenzio. Ma il sindaco avrebbe dovuto partecipare alla cerimonia funebre in forma privata, senza indossare la fascia tricolore». E ancora: «Per evitare ulteriori morti in carcere serve aumentare gli organici di polizia penitenziaria. Al Don Bosco di Pisa, secondo i dati forniti dal segretario del sindacato Sappe, Donato Capece, l'organico previsto è di 227 unità, ma la forza operativa è di appena 197. Anche gli agenti devono essere messi in condizione di poter essere d'aiuto». Mentre i sindaci, mentre sono in funzione, dovrebbero ricordarsi di non scambiare la doverosa pietas umana con un tifo politico-calcistico fuori luogo.

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