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Stella Mele, la Le Pen di Puglia: "Sì allo Stato presente, ma basta assistenzialismo"

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Andrea Valle
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Nata a Barletta, città effigiata da D’Azeglio nella Disfida, opera che tanto contribuì a forgiare uno spirito nazionale, Stella Mele è fra le figure più combattive della destra identitaria al Sud. Pietrangelo Buttafuoco l’ha paragonata per preparazione, carisma e determinazione a Marine Le Pen. 

Classe 1982, studi classici, avvocato, si iscrive diciassettenne in Alleanza Nazionale, per diventarne a ventitré anni Dirigente Provinciale. Quando nel 2007 la fiamma aennina comincia ad eclissarsi, passa a “La Destra”, divenendone Dirigente Nazionale e Coordinatrice del Dipartimento Donne. Seguendo la diaspora dei vari corpi e corpuscoli della galassia-destra, nel 2014 si unisce all’astro nascente Fratelli d’Italia, compiendovi la trafila da Segretario cittadino a Dirigente Nazionale. 

Nel 2018 diventa Consigliere a Barletta - che se non è Stalingrado, è nota roccaforte delle sinistre -, e Vicepresidente del Consiglio Comunale e della Commissione Cultura e Istruzione Pubblica. Alle Europee del 2019, è la più suffragata a livello locale e ai primi posti fra i candidati di FdI in Italia. Oggi, Stella è in lizza per il Senato della Repubblica alle imminenti elezioni del 25 settembre. 

Il tuo conterraneo Salvemini parlava di "questione meridionale", dando del "ministro del malaffare" all'allora “premier” Giolitti, causa il “patto scellerato" tra industriali del nord e agrari del sud di cui, secondo le sue tesi, questi si era fatto mallevadore. Oggi in che termini si potrebbe parlare di "questione meridionale"? E quali misure andrebbero adottate per una reale “riqualificazione” del territorio? 
«Sul Sud gravano anni di speculazione, mancanza di strategie, disinteresse ad allineamenti con le politiche del nord. I governi passati hanno adottato un’azione assistenzialista non un percorso di crescita. Politiche industriali scellerate: vedi l’ex Ilva. Infrastrutture mai terminate. Puntiamo sui punti di forza: turismo e cultura, in cui il meridione è perno anche solo grazie ad operatori e amministratori locali coraggiosi, cui va affiancata un’azione di Governo che ne capisca l’importanza anche per l’economia nazionale. Sostegno alle giovani imprese, infrastrutture, viabilità, agevolazioni fiscali per chi crea occupazione. Alle parole della sinistra, bisogna opporre i fatti della destra». 

Come cambierà l'Italia se FdI sarà chiamato al governo del Paese?
«Giorgia Meloni ha dimostrato di non lasciarsi ammaliare dalle sirene del potere e che l’Italia e gli italiani sono e devono essere al centro dell’azione politica di un partito. Lei può essere il motore per quel riscatto nazionale che possa portare tutti a lavorare per una nuova Italia. Lavoriamo con i piedi per terra, niente bacchette magiche, le lasciamo allo sproloquio della sinistra. Il lavoro da fare è tanto e ci vorrà del tempo, ma a noi non manca la passione di fare per il nostro Paese».

Forte del tuo consolidato bagaglio di militanza ed esperienza politica - raro in tempi di “bibitare scalate”! -, quali misure auspichi per incrementare scenari di crescita non solo al Sud ma in tutta Italia?
«A fronte del grande patrimonio culturale nazionale, urge rafforzare le Sovrintendenze con l’assunzione di personale, legiferare per ridurre i tempi burocratici, spostare l’asse dalla mera conservazione alla valorizzazione, promozione e fruizione dei beni, incentivare il partenariato pubblico-privato, attivando meccanismi virtuosi economici e occupazionali. In Francia e in altri paesi europei, attorno a un cippo romano costruiscono musei con annessi. Investiamo sulla formazione dei giovani, supportiamo le giovani imprese, sosteniamo azioni di sgravio fiscale per chi investe nella cultura e nel recupero di immobili di pregio».
 

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