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Lamorgese, la figuraccia: retroscena, come la ha incastrata Calderoli

Fabio Rubini
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Mettiamola così, l'era del ministro Luciana Lamorgese al Viminale non poteva che chiudersi con l'ennesimo scontro con la Lega di Matteo Salvini. Oggetto del contendere il pasticcio (dei tecnici, non certo del ministro) che ha portato prima all'esclusione e poi all'elezione di Umberto Bossi, il fondatore del Carroccio, la cui bocciatura aveva fatto saltare sulla sedia mezzo partito, che se l'era presa con Salvini e con chi aveva fatto le liste non calcolando il rischio fatto correre al Senatùr. 

Detrattori e sostenitori delle due parti, però, non avevano fatto i conti con la tigna di Roberto Calderoli, uno che di leggi elettorali ne ha anche scritte e che, appreso dell'incredibile esclusione del "suo" Umberto, si è messo lì, giorno e notte, a leggere uno per uno codici e codicilli, trovando l'errore che una volta corretto è valso il seggio a Bossi. Però ce n'è voluta per farlo capire ai burocrati del Viminale, come racconta a Libero lo stesso Calderoli: «Il Rosatellum lo conosco bene, so che è pieno di passaggi complicati da capire e da applicare. Così, quando ho saputo che Umberto rischiava di restare fuori, mi sono letto tutti i documenti, anche una sentenza del 2018 nella quale era contenuta la chiave per trovare l'errore. Così ho provato a chiamare il Viminale per spiegare loro che si erano sbagliati nel fare i conti, ma non mi ha risposto nessuno. Allora, in autotutela, ho reso pubblica la notizia e, miracolo, nel giro di mezz' ora il ministero dell'Interno ha rifatto i calcoli e certificato l'elezione di Bossi. Certo - commenta amaro Calderoli - è scoraggiante vedere che bisogna sempre dare una notizia pubblica per vedersi autotutelati. Per me il ministero dell'Interno non può comportarsi così».

 

 

PRIMA INC... POI SOLLEVATO - Il decano dei senatori leghisti rivela anche di aver parlato due volte con Bossi in questi giorni. «La prima volta quando gli ho detto che stavo lavorando per farlo eleggere e lui mi è parso quasi scocciato della faccenda. Quando però l'ho chiamato per dirgli che era stato eletto, mi è parso abbia cambiato umore...». Poi i due si sono trovati d'accordo sulla linea politica presa martedì dal consiglio federale: «Ripartiamo dai congressi di sezione e provinciali e facciamo ripartire la Lega».

Alla notizia del Bossi che rientra in Parlamento, il primo a tirare un sospiro di sollievo è Salvini che si toglie anche un sassolino dalla scarpa: «Il Viminale riconta le schede e corregge degli errori: Umberto Bossi è eletto in Lombardia. Quante parole al vento...», con un chiaro riferimento a quelli che il giorno prima si erano scatenati sui social per commentare la stroncatura del fondatore del Carroccio. Anche un altro leghista storico, l'ex ministro Roberto Castelli, che in questi giorni non è stato tenerissimo col segretario, esulta: «Sono strafelice. Vai Umberto!».

 

 

 

 

FUORI LA ANNIBALI - L'errore - che nel sopra citato comunicato Calderoli aveva definito «granchio clamoroso» preso dal ministero - che aveva escluso Bossi dal Parlamento, consta in un calcolo errato sulle liste minori che non hanno raggiunto l'1%, che nella ricostruzione di Calderoli, poi certificata dal Viminale, non devono essere conteggiate nella ripartizione dei seggi a livello nazionale, mentre devono essere tenute in conto nel passaggio successivo, quello dell'attribuzione dei seggi nelle singole circoscrizioni. Ovviamente nell'ammettere l'errore il Viminale non cita la segnalazione di Calderoli, ma si rifà a «indicazioni fornite dall'Ufficio Elettorale Centrale Nazionale presso la Corte di Cassazione». Il problema è che quello di Bossi non è l'unico "pasticcio" fatto nei riconteggi - sempre nella Lega, è ritornato eletto Giulio Centemero -. Anzi, ce ne sarebbero di simili in almeno altre 11 regioni. Il Ministero, poi, parla di "saldo a costo zero" per i partiti, ma anche qui sbaglia. In Toscana, ad esempio, sembrava essere stata eletta Lucia Annibali di Azione-Iv, ma al suo posto in Parlamento ci finirà Marco Siminai del Pd... Insomma, davvero un gran bel pasticcio. 

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