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Quante prove attendono il nuovo esecutivo, la "frustata" di Formigoni

Giorgia Meloni

Roberto Formigoni
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Mentre le difficoltà interne crescono e la crisi internazionale si allarga, il nuovo governo entrerà in carica tra più di un mese (ecco un altro motivo per cambiare la Costituzione: anche questa volta che dalla sera di domenica tutti sanno chi sarà il nuovo Presidente del Consiglio... bisogna aspettare, e bisogna vivere ancora più di un mese di incertezze. Questo non fa bene all'Italia, così non è più sopportabile, il presidenzialismo è una necessità inderogabile!). Per fortuna Giorgia Meloni si sta dimostrando più saggia di quanto gli avversari pensavano: nessuna celebrazione della vittoria, la consegna del silenzio ai militanti, il silenzio che lei stessa si è imposta, e soprattutto una collaborazione intensissima e costante col suo predecessore ancora in carica Mario Draghi, che in Europa ha mantenuto tutta la sua autorevolezza.

 

 

Il compito che si è assunta fa tremare le vene ai polsi, come lei stessa ha riconosciuto, le insidie sono molte. Anzitutto il rapporto con gli alleati, "troppo battuti" nelle urne e quindi desiderosi di prendersi soddisfazione e rivincita nei posti di governo: la Lega pretende il Viminale per Salvini, Forza Italia si muove più cautamente ma anche lei ha richieste pesanti. Invece Meloni vuole un governo di altissimo profilo, con un buon numero di esterni di primissimo ordine, non vuole ripetere errori di governi precedenti.

 

 


Ha ragione, le cancellerie europee e la Commissione sono pronte a guardare con la lente di ingrandimento, e non benevolmente, ogni uomo e ogni scelta. Occorre un governo di primissima qualità, di gente esperta che sappia subito affrontare i problemi. Quando sarà in carica dovrà andare all'incontro con i partner europei con una strategia chiara: difendere i diritti dell'Italia, ma in uno spirito e con un atteggiamento di assoluta collaborazione e ricerca dell'interesse comune. Ricordiamoci sempre che dell'Europa siamo fondatori, che dall'Europa dobbiamo continuare a ricevere i fondi del Pnrr, e che nel panorama mondiale l'unità europea è un opportunità e non un peso. Qui sarà utile l'esperienza di Draghi e quella di Mattarella. Infine, la crisi internazionale va inasprendosi: gli pseudo referendum russi nelle province ucraine e la dichiarazione che ora sono terre russe, gli attentati ai gasdotti Stream1 e Stream2, la scelta tedesca di rifiutare una strategia comune europea di contenimento del prezzo del gas... E in Italia il costo esorbitante delle bollette energetiche, l'inflazione, la manovra economica da scrivere in tempi record... Le prove sono tante, le attese dei cittadini non devono più andare deluse. 

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