Slavina di governo

Berlusconi e Putin, la frase rubata che fa infuriare Meloni: chi rischia

"Il presidente Silvio Berlusconi smentisce  la notizia su una presunta ripresa dei rapporti con Vladimir Putin. Il presidente Berlusconi ha raccontato ai parlamentari una vecchia storia relativa a un episodio risalente a molti anni fa". La nota ufficiale è di Forza Italia, a conferma di quanto il "caso-vodka" possa avere conseguenze pesantissime sui già tesi rapporti con Giorgia Meloni.

 

 

 

Ricapitoliamo: dopo aver festeggiato con Licia Ronzulli la sua acclamazione a capogruppo azzurro al Senato, il Cav fa lo stesso con Alessandro Cattaneo, neo-capogruppo alla Camera. E qui va in scena il suo show. Secondo vari retroscena, avrebbe rivelato ai deputati forzisti: "Putin per il mio compleanno mi ha mandato 20 bottiglie di vodka e una lettera dolcissima. Io gli ho risposto con bottiglie di Lambrusco e con una lettera altrettanto dolce. Io l'ho conosciuto come una persona di pace e sensata. I ministri russi hanno già detto in diverse occasioni che siamo noi in guerra con loro, perché forniamo armi e finanziamenti all'Ucraina. Io non posso personalmente fornire il mio parere perché se viene raccontato alla stampa viene fuori un disastro, ma sono molto, molto, molto preoccupato. Ho riallacciato i rapporti con il presidente Putin". Il presidente russo considererebbe il leader di Forza Italia "il primo tra i suoi 5 veri amici". 

 

 



Apriti cielo. La Meloni, premier in pectore, secondo alcune indiscrezioni sarebbe "inviperita" con il Cav, anche perché ha riaperto la questione del Ministero della Giustizia che la leader di FdI considera già assegnato a Carlo Nordio (mentre Berlusconi indica la Casellati). Ma c'è una questione di opportunità ed equilibri internazionali, visto che la Meloni è dichiaratamente filo-atlantica e filo-ucraina.

 

 

 

Da qui, la sottolineatura del partito azzurro: "La posizione di Forza Italia  e del Presidente Silvio Berlusconi rispetto al conflitto ucraino e alle responsabilità russe, è conosciuta da tutti, è in linea con la posizione dell’Europa e degli Stati Uniti, ribadita in più e più occasioni pubbliche. Non esistono né sono mai esistiti margini di ambiguità". Intanto, però, voci da Palazzo mettono in dubbio perfino la candidatura di Antonio Tajani, numero 2 di Forza Italia e nome forte del Ppe, a ministro degli Esteri.