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Meloni, delirio della firma di Repubblica: "Ha vinto perché gli uomini di FdI..."

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Una donna anti-femminista a Palazzo Chigi: a sinistra non si capacitano della impresa di Giorgia Meloni, prima donna premier nella storia della Repubblica. E pur riconoscendo la portata "storica" ed "epocale" dell'avvenimento, come suggerisce Filippo Ceccarelli su Repubblica, c'è qualcosa che proprio non torna nell'equazione-Giorgia. 

 

 

 

Ceccarelli rispolvera due aneddoti di campagna elettorale. A Bari accolgono la leader di FdI con uno striscione, "Speriamo che sia femmina". E la neo-premier sorride, "E' bellissimo". In un comizio a Caserta, invece, le gridano: "Gio', tu tieni gli attributi!". E lei, di rimando, guardandosi i pantaloni: "Non mi pare proprio, forse sono altri che non ce li hanno per niente...". Infine, l'immagine scaramantica nel giorno del voto, con due meloni al petto come indicazione di voti. 

 

 



L'unica  spiegazione che si danno, è che la Meloni-donna abbia vinto perché, in fondo, "mai ha pensato di legarsi nel suo impegno ad altre donne, principio cardine del femminismo", e che proprio per questo, conclude Ceccarelli, "il suo non mettere in discussione l'assetto maschile della società è stata vissuta dagli uomini, a cominciare da quelli del suo maschilissimo partito, non tanto come un pericolo, ma come un'opportunità dei tempi". A nessuno nella redazione di Repubblica, nei salotti buoni e nelle segreterie dei partiti cosiddetti progressisti passa per la testa, invece, che semplicemente a non essere al passo coi tempi sia l'immagine che ha la sinistra del femminismo, delle donne e dei loro diritti.

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