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Luigi Di Maio? I poveri sono rimasti ed è sparito soltanto lui

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Hoara Borselli
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Ancora più desolante della scomparsa politica di Di Maio è che nessuno in questo mese si sia chiesto che fine avesse fatto. Dai piani alti, altissimi della politica che conta, all'uscita repentina come solo un fantasma può fare. Ora ci sono, ora non ci sono più. Vogliamo raccontare l'inesorabile scomparsa di un giovane ragazzo prestato alla politica, di cui nessuno, neppure quelli che reputava essere i suoi fedeli adepti, si è accorto. Anche la stampa non sembra essere toccata dalla sua dipartita. Nemmeno un titolone povero Luigi.

 

Mi ha colpito come il quotidiano di Milano Il Giorno ha dato la notizia delle sue dimissioni dall'infausto incarico a capo di Impegno Civico. Ha riservato a questo addio un piccolo riquadro a margine della pagina. Uno spazio tipico di quelle notizie che per dovere di cronaca non si possono non dare, ma che non sono ritenute sufficientemente importanti. Titolava così: "Il tramonto dell'ex Ministro". Di Maio che si dimette da se stesso.

Frugando nella memoria, l'ultima immagine che ci ha regalato Luigi prima di ritirarsi dalle scene è il suo volteggio sulle note di Dirty Dancing in una trattoria di Napoli.
Vogliamo ricordarlo così, sorridente, beato e osannato. Finita l'esibizione, il baratro. Uno 0,6 per cento alle elezioni che ha decretato la sua fine. Sparito dai social, dalle telecamere, dai giornali e dal Palazzo. Possibile che nessuno se ne sia accorto? Nessuno ha dichiarato un lutto cittadino. Ma come? Un minimo di riconoscenza verso chi, con la scusa di voler abolire la povertà ha garantito un assegno mensile senza l'onere di dover lavorare. Almeno un grazie! E che diamine!

Dalle stelle alle stalle, è veramente il caso di dirlo. Ha occupato più scranni in Parlamento Di Maio, che un collaudatore di poltrone. Passato da essere, alla sola età di 26 anni, il più giovane vicepresidente della Camera dei Deputati, carica ricoperta nel corso della XVII Legislatura dal 2013 fino al 22 marzo 2018, a vicepresidente del Consiglio dei ministri, ministro dello Sviluppo economico, ministro del Lavoro e delle politiche sociali dal 1 giugno 2018 al 4 settembre 2019 nel governo Conte l, a ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale dal 5 settembre 2019 al 12 febbraio 2021 nel governo Conte II, poltrona riconfermata nel governo Draghi, fino alla carica lampo di segretario di Impegno Civico. Un impegno durato due soli mesi di vita.

IL SIMBOLO
Che questo partito non facesse presagire nulla di buono, lasciatemelo dire, lo si intuiva già dal simbolo scelto. Un'ape solitaria, dalle sembianze di un bruco, che era di una tristezza imbarazzante. Di grafiche più brutte forse ricordo quella del movimento "Fronte verde" che rappresentava un arciere in stile Robin Hood. Che poi se la è andata a cercare lasciatemelo dire.

Basta fare una breve ricerca e vedere quanto campa in media un'ape e pure la più longeva, quella Regina, non sfanga più di 150 giorni! E poi il matrimonio con Bruno Tabacci, durato il tempo di una sconfitta senza possibilità di appello. «Con Di Maio un'avventura elettorale finita», ha detto l'ex Presidente della Lombardia. Verrebbe da chiedersi quando mai sia iniziata, ma non vorremmo sembrare troppo cinici. Rinnegato anche dal padre. Ricordo ancora le dichiarazioni dell'alleato di partito Bruno, quando disse «Di Maio? È il mio figlio politico». Purtroppo succede anche nelle migliori famiglie verrebbe da dire. Ad ogni dipartita segue ahimè il triste rito dell'eredità da spartire. 

 

Cosa ci lascia in dote Di Maio? Forse il suo "Ping" quando dichiarò di avere ascoltato attentamente il discorso del Presidente cinese? Oppure quando nel 2016 collocò il regime del generale Pinochet in Venezuela anziché in Cile, o quando orgoglioso, da Ministro degli Esteri, si vantava degli aiuti all'Ucraina con bandiera e mappa della Moldavia? Perle indimenticabili. Però noi lo vogliamo ricordare affacciato al davanzale di Palazzo Chigi quando urlava a squarciagola di aver abolito la povertà. Spariranno i poveri diceva festante. La realtà ahimè, è che i poveri sono rimasti e a sparire è stato Di Maio.

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