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Magistrati, ritornano le toghe rosse: sarà una stagione di resistenza

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Paolo Ferrari
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Magistratura democratica, il potente gruppo di sinistra della magistratura associata, scende in campo contro il governo e lo fa ieri con un durissimo comunicato intitolato «Una pericolosa truffa delle etichette». Nel mirino delle toghe rosse il nuovo reato anti-rave, una norma ritenuta "pericolosa" e che può «entrare in drammatica collisione con i nostri diritti e valori fondamentali».

 

La reazione delle toghe progressiste al governo di centrodestra non si è fatta dunque attendere. «Il ministro della Giustizia», scrivono i magistrati «aveva assicurato chela depenalizzazione fosse uno dei criteri ispiratori dell'azione del nuovo governo: ebbene, uno dei primi interventi sul diritto penale registra, invece, proprio la creazione di un nuovo reato». Perle toghe la depenalizzazione riguarderebbe «solo i reati dei colletti bianchi», mentre i «problemi generati dalla precarietà sociale e della povertà dei ceti più marginali» verrebbero «risolti a colpi di nuove fattispecie penali o aumentando le pene per i reati già previsti».


Per i magistrati di Md, poi, il nuovo reato non si applicherebbe solo ai rave party, da essi non ritenuti «un problema davvero così indifferibile ed urgente». In pratica, secondo costoro sarebbe sufficiente che in una piazza si riunisca un gruppo di cinquanta giovani, per festeggiare un lieto evento facendo un po' di schiamazzi, per incappare nella scure di un «solerte funzionario di polizia giudiziaria» che, ritenendo quel raduno «pericoloso per l'ordine pubblico o l'incolumità pubblica o la salute pubblica, decida di intervenire». In che modo? «Autorizzando i suoi uomini ad utilizzare mezzi e strumenti violenti, per liberare la piazza, e procedendo all'arresto in flagranza degli organizzatori», aggiungono i magistrati.

 

«Cosa succederà, nel caso in cui la manifestazione fosse organizzata per protestare contro scelte governative», proseguono allora le toghe di sinistra, criticando la scelta di gestire l'ordine e la sicurezza pubblica secondo schemi di politica giudiziaria fondati sulla «cultura dello scarto e della criminalizzazione della marginalità sociale». «Se questo è il biglietto da visita del nuovo esecutivo in materia penale, ci aspetta una lunga stagione di resistenza costituzionale», concludono quindi i magistrati. Certamente non il migliore augurio che potessero fare a Giorgia Meloni. 

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