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Rave, si può criticare, ma non quando si è fatto di peggio

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Iuri Maria Prado
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Piacerebbe che il governo - non questo, qualunque governo - fosse criticato anche aspramente per le cose che fa, non per quelle che si inventano a suo carico. E poi piacerebbe che la critica venisse da chi ha le carte in regola, non da chi è responsabile di comportamenti dello stesso segno, ma peggiori, rispetto a quelli che addebita alla controparte. Mettiamo i piedi nel piatto e diciamo senza girarci intorno che al liberale non piace troppo assistere all'introduzione di nuove figure di reato, come se non ce ne fossero abbastanza, o all'aggravamento delle pene, come se non fosse dimostrato che non è questo il modo per perseguire con efficacia presunti obiettivi sicuritari.


E ovviamente, quando diciamo "liberale" (il dottore non ha ordinato di esserlo, e si è degnissime persone anche senza essere liberali), non ci riferiamo al profugo in diaspora dalle cene eleganti, né al manettaro che si improvvisa garantista quando gli arrestano il parente o l'amico. Tanto precisato, si può ritenere giusta o sbagliata la norma che punisce l'occupazione abusiva, da parte di più di cinquanta persone, di una proprietà immobiliare altrui per tenervi un raduno da cui "può derivare un pericolo per l'ordine pubblico o l'incolumità pubblica o la salute pubblica". Ma quel che non si può fare è spacciare la balla che per il tramite di questa norma si vietino e puniscano legittime occasioni di protesta o contestazione.

E invece è proprio questa falsità che si è spacciata, con il corollario di stupidaggini sui "diritti" calpestati e sul valore democratico del rave nel condominio occupato. Che poi lo strillo venga da chi giustificava e metteva in decreto il rastrellamento e la galera per gli irresponsabili, vale a dire quelli che organizzavano il party negazionista mangiando pizzette sulle panchine di un parco deserto o quelli che non tenevano il metro di distanza nella fila al supermercato, fa ben capire quanto sia genuino lo strepito per la svolta autoritaria. 

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