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Elly Schlein e il comunismo, le sue parole a Otto e mezzo

Daniele Dell'Orco
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Secondo Lilli Gruber la «stampa di riferimento della destra italiana» scriverebbe cose «tremende» su Elly Schlein, candidata come prossima segretaria del Partito Democratico. Schlein ha dato appuntamento ai suoi sostenitori al centro culturale Monk di Roma per annunciare ufficialmente la propria candidatura alla segreteria del partito, anche perché il suo nome è uno di quelli emersi più di frequente nel dibattito su chi avrebbe preso il posto di Enrico Letta.

 

 

 

BENALTRISMO

A Otto e Mezzo su La7, imbeccata non solo dalla Gruber ma anche da Massimo Giannini de La Stampa e Lina Palmerini del Sole che sembravano quasi volerle "aprire" la strada verso la segreteria di un partito ucciso dal correntismo, dal politichese, dal moralismo straccione e dalla totale mancanza di idee, Schlein ha mostrato i tipici caratteri di ciò che ha contribuito ad affossare il Partito democratico: una marea di benaltrismo, di non detto, di approccio "peace and love" di facciata che poi finisce per diventare regolamento di conti nei salotti del potere. Schlein a Roma presenta un «percorso collettivo» (cosa sarebbe? Una comune come quelle che dirigono le scuole occupate?) ma evita con tutte le forze di ammettere di voler prendere in mano le redini del Pd che, con una svolta radicale come quella che incarnerebbe la già vice governatrice dell'Emilia Romagna insieme al suo rivale per la segreteria Stefano Bonaccini, rischierebbe addirittura la scissione. Il che, visto il numero di elettori rimasto, significherebbe sparire. Ieri, peraltro, è stato l'ultimo giorno di "normalità" per la Schlein, già posta dalla Prefettura di Bologna in via precauzionale in uno stato di "vigilanza radiocollegata con passaggi frequenti e numerose soste". 



Elly Schlein e il comunismo: guarda il video a Otto e mezzo

 

Una "scorta soft", in attesa che domani un Comitato per l'ordine e la sicurezza possa approfondire la questione della sua protezione e valutare i provvedimenti. Poche ore prima dell'ospitata in tv, infatti, ad Atene è stata incendiata l'auto di Susanna, sorella di Elly, primo consigliere dell'ambasciata italiana di Atene. Vicino all'auto di Susanna Schlein è stata trovata una bomba molotov inesplosa e questo fa pensare alle persone che stanno indagando sull'accaduto che l'attacco fosse mirato contro il consigliere in particolare. Sul caso stanno indagando la polizia greca e la procura di Roma. Elly Schein ha detto a Gruber che è stata proprio sua sorella a darle la forza di continuare il proprio lavoro, proprio come sta facendo anche lei ad Atene: «Mia sorella è tornata subito a lavoro, l'ho voluto fare anche io». «Non dobbiamo avere paura», ha detto Susanna Schlein a sua sorella.
 

 

 

L'ANTI MELONI

La Gruber la definisce «l'anti Meloni». Un bel complimento, anche per via di questo parallelismo familiare visto lo straordinario legame tra Giorgia Meloni e sua sorella Arianna, ma visti i risultati raggiunti dal premier è fin troppo generoso. Un altro epiteto che sa di "auspicio" più che di verità. Sebbene sia stata posta palesemente di fronte ad una platea di giornalisti "tifosi", Schlein è riuscita a cadere nel vittimismo più volte, come quando ha rimproverato i presenti di voler fare certe domande solo a lei e non ai colleghi uomini sull'annosa questione degli equilibri di potere tra i capibastione del Pd (di cui non ha nemmeno la tessera), quando in realtà è un tema dibattuto da vent' anni. O come quando, appunto, fomentata dalla Gruber contro la "stampa di destra" ha sostenuto che chi la definisce «comunista, anticapitalista, ecologista, privilegiata, ebrea ma antisraeliana» voglia muovere delle accuse false e che «puzzano di sessismo, di antisemitismo e di omobilesbotransfobia».

 

 

 

Epperò, un potenziale segretario di partito dovrebbe iniziare ad abituarsi al fatto che alcune posizioni politiche debbano essere o rivendicate con orgoglio o smentite con franchezza. Pur senza abiurare il comunismo e le sue nefandezze, sostiene di essere una «nativa democratica» poiché «nata nel 1985» e quindi di non aver avuto tempo di aderire al comunismo. La Meloni invece, che è nata 32 anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale, le associazioni col fascismo se le deve beccare ancora. Per doppia morale, mania di persecuzione e capacità di schivare gli argomenti, Schlein al Nazareno potrebbe arrivarci col tappeto posto davanti. Rosso.

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