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Mario Draghi, "il Pd ha detto no": tutta la verità sulla crisi di governo

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Alla fine, il Pd ha detto no. E' Mario Draghi, nella sua prima intervista da ex premier concessa al Corriere della Sera, a ripercorrere i giorni drammatici di luglio che hanno portato alla crisi del suo governo e alla sfiducia che ha poi spianato la strada alla vittoria di Giorgia Meloni e del centrodestra alle elezioni dello scorso 25 settembre. 

 

 

 

"Con il passare dei mesi - ricorda l'ex numero 1 della Bce -, la maggioranza che sosteneva il governo si era andata sfaldando e diversi partiti si andavano dissociando da decisioni già prese in Parlamento o in Consiglio dei ministri. Il Movimento 5 Stelle era sempre più contrario al sostegno militare all’Ucraina, nonostante avesse inizialmente appoggiato questa posizione in Parlamento insieme a tutte le altre forze politiche, e nonostante questa fosse la linea concordata con i nostri alleati in sede europea, G7 e Nato. Forza Italia e Lega erano contrarie ad aspetti di alcune importanti riforme — fisco e concorrenza — a cui era stato dato il via libera in Consiglio dei ministri. Lega e Movimento Cinque Stelle chiedevano inoltre a gran voce uno scostamento di bilancio nonostante — come stiamo vedendo — l’economia e l’occupazione andassero bene".

 

 

 

 

"Nei pochi giorni che intercorsero tra la decisione del M5s di non votare la fiducia sul Decreto aiuti e il dibattito sulla fiducia in Senato - sottolinea con orgoglio Draghi - l’ondata di messaggi, come quello dei sindaci, perché restassi al governo mi avevano convinto a cercare una soluzione. Ma le posizioni dei partiti erano ormai inconciliabili". "Il centrodestra era disponibile ad andare avanti, purché i ministri 5 Stelle uscissero dal governo e fossero sostituiti da loro esponenti - spiega Draghi -. Tuttavia, il Pd non era disponibile a far parte di quello che sarebbe diventato nei fatti un governo di centrodestra. Inoltre, sin dalle consultazioni che precedettero la formazione del governo, avevo chiarito che per me sarebbe stato impossibile guidare un governo di unità nazionale senza il partito di maggioranza relativa in Parlamento, il M5s". E così si è tornati alle urne. 

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