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Conte frigna nell'hotel extra-lusso: "Vacanze rovinate, l'anno prossimo..."

Corrado Ocone
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Non è passato nemmeno un mese da quella sera di Sant' Ambrogio in cui, mentre le autorità sfilavano in eleganti abiti d'ordinanza alla prima della Scala, Giuseppe Conte, abbandonata la pochette e vestito in modo sobrio e dimesso, decideva di guardare l'evento in tv insieme ai poveri dell'opera cardinal Ferrari. Era una scelta netta, un gesto forte, simbolico, che "bucava lo schermo". Una scelta che segnava il ritorno della retorica anticasta del primo grillismo sotto le forme classiche del pauperismo populista. Implicitamente ammettendo che poi, a ben vedere, la povertà non era stata abolita, come pure Di Maio si era apprestato a dire ai tempi di Palazzo Chigi, colui che si era proclamato "l'avvocato del popolo" e che fu poi il sacerdote dei DPCM si mostrava a tutti nell'ultima sua versione: quella di un caudillo d'assalto in salsa sudamericana.

PAESE DEI BALOCCHI - Come un novello Fregoli, questo straordinario azzecarbugli della provincia meridionale e del sottobosco clientelare romano cambiava ancora una volta abito e si presentava nei panni di un Peron all'amatriciana pronto a minacciare sfracelli, anzi la "guerra civile", se solo qualcuno si fosse permesso di abolire il reddito di cittadinanza. Un po' per disperazione, un po' perché il paese dei balocchi ove si guadagna senza lavorare piace a molti, un po' per la crisi del Pd, la strategia sembrava funzionare: nei sondaggi il Movimento cresceva e Conte poteva dire di aver vinto la sua partita. Era il tempo di una meritata vacanza. Senonché il diavolo, come si sa, fa le pentole ma non i coperchi, ed è sempre pronto a metterci il suo zampino.

 

 

Anche perché, per restare sempre in vena di saggezza popolare, il lupo perde il pelo ma non il vizio: può un uomo che ha sempre rincorso il potere e i suoi agi, che ha sempre utilizzato le idee per i suoi fini utilitaristici, contraddire di colpo la sua identità?

Quando ha programmato le vacanze di Capodanno, forse sollecitato dalla bionda compagna, Conte non ha avuto dubbi: questa volta si viaggi al top, si scelga una vacanza corrispondente al proprio status! Tanto i poveracci non verranno a saperlo e, ritemprate le forze, come nulla fosse, si ritornerà a perorare a voce forte la loro causa. Sia beninteso: che chi può permetterselo si conceda belle e ricche vacanze è pienamente legittimo, ma buon senso e coerenza vorrebbero che non ci si spacci per quel che non si è. Non solo e non tanto per una questione morale o di ipocrisia, che pure deve avere il suo peso nel giudizio che diamo del prossimo, ma soprattutto per una questione banalmente politica. Come si può pensare che, in una Cortina un po' cafona e pullulante di vip e aspiranti tali, si possa passare inosservati? E come non calcolare le conseguenze politiche di una tale e più che probabile "scoperta" da parte dell'opinione pubblica? Almeno, i vecchi democristiani, che in fatto di ipocrisia certo non scherzavano, avevano l'accuratezza e la furbizia di nascondere i loro vizi dietro le pubbliche virtù.

 

 

FORMA E SOSTANZA - Sembra, come riportato da Dagospia, che Olivia Paladino, dopo aver sbirciato i giornali che commentavano la defaillance del compagno, abbia sospirato: «Ci hanno rovintato la vacanza. L'anno prossimo ci toccherà la pensione Mariuccia». A parte la battuta, non credo che una scelta così radicale e improbabile basterebbe a cancellare questa caduta di immagine, e cioè di sostanza politica. Bene ha fatto perciò il premier, che pure era attesa a Cortina, a disdire la sua vacanza. Non perché lei non potesse politicamente permettersela, non avendo mai fatto proprio un pauperismo peloso, ma perché ancora una volta ha avuto senso politico. Giorgia Meloni ha avuto il buon senso di capire che in certi momenti la forma in politica è sostanza e, come tale, va accuratamente maneggiata.

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