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Benzinai, Meloni spacca il fronte? Sciopero, cosa cambia

Salvatore Dama
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C’è chi dice sì alla pompa. Il fronte dei benzinai si spacca e una delle sigle sindacali, la Angac Confsal, annuncia che i distributori affiliati non aderiranno allo sciopero indetto per il 25 e il 26 gennaio. Mentre un’altra associazione, la Fegica, chiede un protocollo d’intesa al governo, lasciando aperta la porta del dialogo. Che, in realtà, non si è mai interrotto. È stato Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, a ribadirlo ieri. E, nelle prossime ore, ci saranno nuovi tentativi per evitare la chiusura delle stazioni di servizio per 48 ore. D’altronde la situazione è in rapida evoluzione.

 

 

 

TRASPARENZA

Dopo il mancato taglio delle accise, i benzinai avevano protestato contro il decreto del governo sulla trasparenza dei prezzi. Accusando l’esecutivo di voler sviare la rabbia degli automobilisti. Non più verso Palazzo Chigi, che ha negato lo sconto precedentemente accordato da Draghi, ma verso i distributori, che si sono sentiti trattati come “speculatori”. Vista anche l’incoerenza tra il costo del petrolio, che va giù, e i prezzi dei carburanti, che stanno continuando a salire. C’era poi stato uno stop alla protesta, con il governo disponibile a modificare il decreto approvato la scorsa settimana. Ma il negoziato si è incartato giovedì, quando i benzinai si sono impuntati su di un cartello. Quello che dovrebbe segnalare il prezzo medio: non lo vogliono esporre.

Fin qui la cronaca recente. Che si è arricchita ieri di un nuovo capitolo. Quando l'associazione dei gestori di carburanti Angac Confsal ha annunciato l’intenzione di voler sospendere «tutte le iniziative di protesta», non aderendo «allo sciopero indetto dalle associazioni Faib-Fegica-Figisc». Il presidente dell'associazione Giuseppe Balia annuncia un’operazione-trasparenza, per “far conoscere ai cittadini consumatori la verità sulla formazione dei prezzi, con la proposta di far comunicare, dalle compagnie stesse, il prezzo di cessione (ovvero il nostro prezzo d'acquisto) al ministero. Questo punto «sarà approfondito prossimamente nel tavolo tecnico istituzionale», spiega in una nota.

 

 

 

 

OBIETTIVI RAGGIUNTI

Secondo la Angac Confsal non c’è ragione per protestare. Alcuni obiettivi sono stati già raggiunti nella trattativa: la dichiarazione di Giorgia Meloni, la quale «ha fatto capire che non sono i gestori gli speculatori»; la riduzione delle sanzioni (passate da 6mila euro a 800 euro); la comunicazione settimanale (e non più giornaliera, come originariamente previsto dal decreto) del prezzo medio; l’istituzione di un tavolo permanente per riformare la categoria. Angac vuole anche «rivisitare normative e contratti perché il gestore possa esercitare il suo ruolo in maniera serena e giustamente remunerata, sconfiggendo tutte le vessazioni ad oggi esercitate». Arriva poi un altro segnale dalla Fegica. «Per chiudere la vertenza», dichiara il presidente Roberto Di Vincenzo, «è sufficiente che il governo predisponga un Protocollo d'Intesa con il quale assuma l'impegno concreto a intervenire in modo strutturale su questioni di legalità». Una vera e propria emergenza. Con «7mila impianti nelle mani della criminalità 13 miliardi di euro tra IVA e accisa sottratti all’erario ogni anno, il 60% di impianti gestiti senza contratto o con contratti illegali». Segnali di dialogo accolti dal ministro Urso («La trattativa deve andare avanti»), nel giorno in cui i prezzi dei carburanti hanno fatto segnare un nuovo rialzo: 1,83 euro litro per la benzina e 1,88 per il gasolio, ai self service, secondo i dati di Staffetta quotidiana. Il decreto sulla trasparenza, ricorda il titolare del Mimit, “è in Parlamento, c’è un confronto in atto, può essere sottoposto a misure migliorative”. Vanno fermati “i furbetti” per mettere “in evidenza” il lavoro onesto della “quasi totalità” dei benzinai italiani. Il governo ha fatto “un pasticcio colossale”, attaccano in una nota i deputati grillini. “Completamente sbagliato rimettere le accise”, contesta Carlo Calenda. Al quale risponde il deputato di Fdi Francesco Filini: “Fa populismo di basso livello”. 

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