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Agenti identificati, antagonisti liberi di sfasciare

Francesco Storace
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Strano paese l’Italia. Dove le forze dell’ordine si inseguono mentre gli anarchici impazzano. Nei giorni scorsi ha avuto del clamoroso l’assedio di centinaia di anarchici davanti al carcere di Opera, dove è recluso il loro neoeroe Alfredo Cospito. Finora, stando a quanto risulta a Libero da fonti del Viminale, nessuno degli estremisti è stato indagato: il motivo è perché erano tutti travisati e si sta tentando d'identificarli con le telecamere. Molto più facile identificare gli agenti della polizia penitenziaria che non si mascherano, non commettono violenze, manifestano pacificamente. È accaduto ieri ad Avellino, davanti al locale carcere. Il Sappe, sindacato degli agenti che operano nei penitenziari, aveva indetto una manifestazione sui problemi della struttura detentiva. Che però ha dovuto registrare un episodio spiacevole, stando al racconto di Donato Capece, che del Sappe è segretario generale: «È successa una cosa mai vista in oltre trent’anni di attività. Nonostante il nostro sit-in fosse stato annunciato per tempo e regolarmente autorizzato dalla Questura, poco fa siamo stati raggiunti da un assistente della Polizia di Stato che mi ha chiesto i documenti mentre parlavo al megafono. Ma ci rendiamo conto? Nonostante tutte le garanzie che la Costituzione prevede sul diritto di manifestare, noi, che rappresentiamo in piazza i problemi di chi lavora in mezzo ai delinquenti e ai criminali, in una manifestazione preventivamente autorizzata, veniamo intimiditi in questa maniera. È inaccettabile. Chiedo al Questore di Avellino, Maurizio Terrazzi, di chiarire l’operato dei suoi agenti. Noi siamo e restiamo in piazza perché manifestare liberamente, pacificamente, senza creare alcun problema di ordine pubblico, è un nostro sacrosanto diritto!».

 


IL CASO IN PARLAMENTO - Capece ha poi annunciato che chiederà la presentazione di una interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno Piantedosi. Il Viminale risponderà, anche se ieri non si registravano reazioni alla dura presa di posizione del Sappe. E il pensiero corre proprio a quanto invece accaduto ad Opera. Erano oltre 300 gli anarchici che sabato scorso si sono radunati di fronte al penitenziario per manifestare a sostegno di Alfredo Cospito, rinchiuso in regime di 41-bis e alle prese con uno sciopero della fame che sa tanto di ricatto allo Stato. In pratica, gli anarchici milanesi sono arrivati a un centinaio di metri dalla stanza del Sai, il centro clinico del carcere. Il tutto alla loro maniera, avvicinandosi alla rete della prima recinzione esterna di Opera dopo essere passati attraverso i campi. Da lì il lancio di sassi, fumogeni e petardi contro gli agenti della penitenziaria oltre le barriere. Il segnale? Un militante che sputa contro un agente, poi il lancio. Il bilancio finale chiuso senza feriti e coi soliti insulti e cori contro i giornalisti. Cameramen e fotografi allontanati più volte con spintoni dal presidio davanti al parcheggio del carcere. Ovviamente, di tutto questo non poteva esserci traccia ieri di fronte al carcere di Avellino. E ciò non poteva che fare arrabbiare gli agenti penitenziari di fronte alla richiesta di documenti.

 

 

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