Meloni e Macron, cosa sa bene la premier: "Nel nome dell'Italia"

di Alessandro Sallustisabato 11 febbraio 2023
Meloni e Macron, cosa sa bene la premier: "Nel nome dell'Italia"
2' di lettura

Giorgia Meloni usa la metafora del Titanic: se si va a sbattere contro l’iceberg non è con il biglietto di prima classe che hai la certezza di salvarti. Il Titanic sarebbe l’Europa, quelli della prima classe sono Germania e Francia che pretendono di essere un piano sopra gli altri 27 passeggeri di quel piroscafo che è l’Unione. Domanda: è più europeista Giorgia Meloni che vorrebbe tenere tutti i passeggeri insieme a pari dignità per meglio affrontare eventuali iceberg (peraltro già in vista), o il duo Francia-Germania che ogni due per tre tentano la fuga in solitaria come è avvenuto due giorni fa con l’esclusiva cena all’Eliseo ospite il presidente ucraino Zelensky definita dalla premier una «bambinata a uso interno»?

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La risposta è ovvia, ma non per tutti. A leggere i giornali italiani di ieri mattina ci si potrebbe infatti fare l’idea che l’Europa è un monolite che vuole lasciare alla porta quegli zozzoni di italiani così mal rappresentati. In realtà è l’inverso: a considerare l’Europa una porta girevole dalla quale entrare e uscire dalla comunità in base alle convenienze nazionali sono proprio Francia e Germania e la cosa è talmente smaccata che incominciano a girare non la porta ma gli zebedei non soltanto all’Italia, non solo agli altri Paesi membri ma persino agli Stati Uniti, all’Inghilterra e financo alla Nato. Quello isolato è Macron ma i commentatori italiani carichi di pregiudizi rinfacciano alla Meloni come un torto quello che è un merito: dire queste cose senza tanti giri di parole, del resto tacere potrebbe salvare sì la forma ma non certo la sostanza di quello che sta accadendo.

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Giorgia Meloni sa bene che si governa in base ai rapporti di forza e penso non le sfugga che quelli che regolano il traffico europeo oggi ruotano attorno all’asse franco tedesco. Il che però non significa che Francia e Germania possano scorrazzare come meglio credono a scapito degli altri Paesi, soprattutto di quelli dell’area mediterranea che nella visione del nostro premier è il baricentro, oggi snobbato e maltrattato, dell’Unione. Insomma, la premier non sta facendo né capricci né ripicche, fa politica e la fa in nome e per conto di un paese, l’Italia, che è pur sempre il terzo contribuente delle casse europee a una sola incollatura dalla Francia di Macron (12 per cento contro il 17 transalpino). Come dicevano i latini, pacta sunt servanda, i patti devono essere rispettati.