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Vittorio Feltri annichilisce Carlo Calenda: "Cretini? Soprattutto i tuoi"

 Carlo Calenda

Vittorio Feltri
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Per quanto mi sforzi per disistimare Carlo Calenda, padrone, anzi padrino, del cosiddetto Terzo Polo (o pollo), non ce la faccio a detestarlo. C’è qualcosa di misterioso in lui che me lo rende relativamente simpatico. Subito dopo aver appreso i risultati delle elezioni regionali svoltesi nel Lazio e in Lombardia egli, avendo ottenuto un risultato deludente, si è lanciato in una accusa agli elettori dicendo loro che capiscono poco o nulla. In altri termini, la colpa della sconfitta non è del quasi illustre politico, ma della gente che non ha capito quanto lui sia bravo e naturalmente intelligente. Dopo aver meditato per venti secondi lordi sulla sua affermazione impegnativa, sono giunto alla conclusione che Calenda ha ragione da vendere. La colpa del flop non è sua e neppure della Moratti bensì di quegli stupidoni degli elettori che come sempre, da anni, votano a cacchio.

 

 

La riflessione del caro Carlo, se presa dal verso giusto, non fa una grinza. In effetti, a ben pensarci, quando la gente dà la preferenza anche al suo partito, cosa che non accade frequentemente, dimostra di essere deficiente. Infatti come si fa a scegliere una formazione che si auto definisce Terza? Forse perché i fondatori della medesima inconsciamente erano e sono consapevoli di non poter vincere neanche giocando a tressette e neppure di classificarsi al secondo posto. Insomma, caro Calenda, la massa abilitata a tracciare una croce sul simbolo di un partito è talmente scema che se avesse scelto la tua banda sarebbe comunque da condannare, anzi di più rispetto a come ha agito domenica e lunedì scorsi.

 

 

Gli elettori, pur notoriamente fessi, lo sono meno di coloro i quali non sono riusciti ad acchiappare il loro voto. Infatti in politica per avere successo bisogna persuadere il popolo bue e non i frequentatori del salotto della Moratti, che pur essendo una donna capace è capace di tutto meno che di convincere la plebe a votare per il Terzo Polo, che d’ora in poi sarebbe meglio si chiamasse Ultimo Pollo. Spero che Calenda non si offenda casomai leggesse questo mio innocente articolo. Egli credo sappia una cosa fondamentale: il volgo come dice la parola stessa è volgare ma allorché arriva al seggio viene illuminato dalla propria convenienza, vera o apparente che sia. Consigliamo al leader terzo di trovarsi un lavoro serio rinunciando alle sue velleità politiche.

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