È il Veneto a confermare le buone ragioni del ministro Carlo Nordio sulle intercettazioni. Hanno davvero poco senso le grida manzoniane di chi gli imputa il bavaglio ai giornalisti o ancora peggio la voglia di cancellare gli ascolti al telefono o negli ambienti stabiliti. Ricordate quando il Guardasigilli disse che esse sono uno strumento per cercare le prove “e non la prova”: ebbene, diceva la verità. A cui segue il tema di quelle senza rilevanza penale. Perché le si possono pubblicare impunemente? Ecco, proprio dalla regione del ministro si dimostra quanto siano fondate le sue tesi. Sull’abuso delle intercettazioni. Il caso è quello dello scontro tra il governatore Luca Zaia e il dottor Andrea Crisanti, oggi parlamentare del Pd. Ci sono state alcune telefonate sbattute sui giornali con giudizi negativi del presidente veneto sul noto medico, ma che rientrano nella sfera di quelle opinioni che trovano sfogo in una conversazione. Come capita in tante telefonate. Esse finirono sui quotidiani e ieri il Gup che doveva decidere in merito all’inchiesta – quella di Padova sui tamponi rapidi- ha disposto che esse non avevano rilevanza penale.
RISCHIO MANIPOLAZIONE - Fatti indubbiamente diversi, ma che fanno comprendere quanto delicato sia il tema delle intercettazioni. E nel caso accaduto a Zaia quanto sia elevato il rischio di manipolazione. Perché la diffusione delle critiche al microbiologo veneto lasciava ipotizzare chissà quale reato fosse possibile addebitare al presidente del Veneto. Ma non c’era nulla di nulla. Un giudizio non rappresenta un crimine. Eppure quelle frasi estrapolate illecitamente sono uscite. Diffuse. Sbandierate. E ora si scopre l’assenza di rilevanza penale. Che il Gup di Padova stralcia dal processo in corso e nel quale Zaia non è indagato. Ecco, mantenere nel fascicolo processuale – a carico di altri – dichiarazioni che non hanno attinenza col dibattimento non deve essere consentito. Eppure si continua a farlo. E qui sta il nodo che deve sciogliere il Guardasigilli. Altro che bavaglio.