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Ddl Zan, chi si rivede: l'inquietante ritorno di una norma illiberale

Iuri Maria Prado
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E ti pareva che non tiravano fuori il Ddl Zan. Una bella rivendicazione dei diritti dei figli delle coppie omosessuali tramite l’appello alla civilissima normativa che avrebbe dato tanta buona galera democratica ai trasgressori, vale a dire chiunque tenesse condotte “non legittime” ai sensi della giustizia arcobaleno.

Che spettacolo penoso, ieri a Milano. Hanno adoperato anche i bambini, issati sul palco come testimonial dell’opposizione antifascista, a reiterare il lamento per la mancata approvazione di quel disegno di legge da analfabeti, una specie di bestemmia con cui il legislatore ordinario pretendeva di ficcare le mani nella Costituzione assolvendosi dalla responsabilità di attentarvi proprio mentre la violentava, coi magistrati incaricati di giudicare l’“idoneità” delle opinioni e dei convincimenti espressi in zona di sospetto.

Una normativa che più forcaiola e illiberale non si poteva nemmeno mettendocisi d’impegno, per soprammercato rifornita di tutta una guarnizione di prominenti balle sulle capacità civilizzatrici di quel balordo articolato: a cominciare dall’istituzione della Giornata nazionale contro l’omotransfobia, con le scuole di ogni ordine e grado e le amministrazioni pubbliche dell’impero progressista precettate a organizzarne la celebrazione.

 

POVERETTI IN BUONA FEDE
Il dramma è che buona parte di questi poveretti è pure in buona fede, e crede davvero che mettere in legge una serqua di sociologismi come l’identità di genere o il sesso biologico o anagrafico serva sul serio a produrre qualche diritto o a difenderlo, e in buona fede crede veramente che a presidiarne l’integrità vadano bene i processi, le manette e la prigione. Ma è proprio in buona fede che si commettono le peggio cose. Per esempio regalare ai figli delle coppie gay una legge imbecille e ingiusta, che coi loro diritti non c’entra proprio nulla.

 

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