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25 aprile e partigiani, ecco come il Pd vuole imporci una "verità di Stato"

Ignazio La Russa

Francesco Storace
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Una mozione non si nega a nessuno e siccome quest’anno il 25 aprile prevede la stessa attesa dei botti di fine anno, i neoresistenti di Palazzo Madama hanno deciso di incendiare un po’ gli animi. E come se non mancassero nelle piazze anarchici ed estremisti vari, le sinistre - divise su tutto - si uniscono su un documento che vogliono far approvare dall’aula sotto gli occhi di Ignazio La Russa poco prima delle celebrazioni. Dopo no, perché non si sa mai che l’unità delle sinistre possa essere infranta dai soliti attacchi dei centri sociali al passaggio della Brigata Ebraica come avviene praticamente ogni anno.Comunque il documento c’è, reca le firme dei capigruppo dell’opposizione, mancano solo gli elmetti.

 


LE COMMEMORAZIONI
In pratica si propone di approvare una mozione che impegni il Senato ad “adottare le iniziative necessarie affinché le commemorazioni delle date fondative della nostra Storia antifascista si svolgano nel rispetto della verità storica condivisa e possano solo così- essere terreno fertile per il mantenimento e la costruzione di un’identità collettiva e del senso di appartenenza a una comunità”. Il testo richiama in particolare come date “il 25 aprile, festa della liberazione, il primo maggio, festa del lavoro, il 2 giugno, festa della Repubblica”. Affinché le “date che scandiscono un patto tra le generazioni, tra memoria e futuro siano davvero oggetto di condivisione, di riflessione, di monito e di insegnamento non solo per i giovani, ma per tutti i cittadini - si legge ancora nella mozione - è necessario che le Istituzioni in primis si adoperino per la trasmissione della conoscenza della Storia, frutto del rigore della ricostruzione storica unitaria e condivisa”.

 

 


Quando si scrive tante volte la parola “condivisa” ti viene il dubbio che si punti sulla divisione. E in effetti le stesse date citate non sono immuni da peccati di omissione. Ad esempio, per i capigruppo di minoranza, non sono meritevoli di menzione il 10 febbraio, che ricorda i Caduti delle Foibe per mano del maresciallo comunista Tito, e il 17 marzo, giornata dell’unità d’Italia.
In realtà, il retropensiero è quello riguardante la volontà non dichiarata dei firmatari della mozione. Ci sarà la libertà di dire altro rispetto a quanto vuole la sinistra nella discussione sulla mozione? O scatteranno in una delle loro sceneggiate insultando chi vorrebbe qualche pezzo di verità in più tanto per qualche titolo di giornale? La discussione di un documento del genere non si propone per contingenza politica o peggio ancora per propaganda; ma deve essere figlio di una elaborazione comune che la sinistra proprio non vuole, per la sua manifesta ostilità ad ogni istanza di pacificazione nazionale. Su quegli anni, tanto inchiostro è stato stampato su un numero incredibile di libri. È materia che si dovrebbe affrontare in seminari di caratteri storico, piuttosto che nelle aule del Parlamento. Tanto più che una mozione non è certo una legge. I rischi di questa discussione sono due: far baccano da parte della sinistra sull’eventuale “no” del centrodestra o di sue parti; oppure un coro ipocrita di approvazione per poi continuare ad andare avanti ciascuno con le proprie idee.


TESTE DIVERSE
A mettere insieme teste diverse, stando ai colori politici dei presentatori della mozione, le sinistre non ci hanno nemmeno provato. Perché continuano a cercare lo scontro. Nonostante che, per dirla con Marcello Sorgi- editorialista de La Stampa- abbiano sperimentato il tema persino in campagna elettorale, ricevendo una sonora risposta negativa sul tema. È un’insistenza che davvero rasenta l’autolesionismo, perché ci si ostina a non tentare di costruire davvero una memoria condivisa. Lo dimostra anche quel che ha preparato l’Anpi per il 25 aprile di Milano: cerimonia “a inviti”, senza i rappresentanti delle istituzioni. Che, se si presentano, verranno presi a fischi. E quindi a che cosa servono documenti del genere se non a rinfocolare gli animi? Domina l’ipocrisia, divampa la polemica a tutti i costi, si cercano pretesti per dividere anziché unire. Fate pure il vostro gioco...

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