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Elly Schlein, rivolta Pd sulle nomine: cosa scordano a sinistra

Francesco Specchia
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I bivacchi del potere in politica sono come le feste della buona società di Wilde: farne parte può essere noioso ma esserne esclusi è una vera tragedia. A sinistra non hanno ancora realizzato che le elezioni le hanno perse e che, nonostante l’ispidezza della democrazia, la politica va avanti. Io capisco la saudade che avvolge i sospiri, ma qui si esagera. La penultima disperata stracciata di vesti dell’opposizione è stata per il decreto legge del Cdm a stabilire la soglia dei 70 anni e la cessazione «anticipata dalla carica di direttore e sovrintendente di fondazioni lirico-sinfoniche»; e a far fuori Stéphane Lissner, sovrintendente e direttore del San Carlo di Napoli. In questo modo, al teatro si libererà la casella per piazzarci il Carlo Fuortes; il quale si dimetterà dalla carica di amministratore delegato Rai prima della scadenza (nel 2024) e darà la stura alla rivoluzione della tv di Stato del centrodestra con tanto di nomine apicali.

 

CRISI DI NERVI

La penultima crisi di nervi dei nostri gramsciani di ritorno, invece, sta nel commissariamento di Inps e Inail ossia nella decapitazione dei vertici, Pasquale Tridico e Franco Bettoni, entrambi nominati dai precedenti governi. Prima ancora, la scena da prefica si era consumata con la proposta di nomine delle partecipate Eni, Enel, Terna, Leonardo. E, da domani, lo strazio tornerà con la scelta del nuovo Capo della Guardia di Finanza. Vado random attingendo alle agenzie sui commenti e gli strali dell’avverso destino. «Il decreto legge che commissaria Inps e Inail e spiana la strada per la lottizzazione della Rai è inaccettabile», dice la deputata Chiara Gribaudo vicepresidente Pd. «Ormai siamo all’approvazione di un decreto ad personam e di decreti che riorganizzano Enti pubblici solo per sostituire i presidenti».
Una vera e propria occupazione di potere che va oltre lo spoils system» (in realtà è perfettamente nello spoil system, ndr), Nicola Zingaretti. «Il governo Meloni è indietro su tutto quello che serve per rispondere alla crisi e ai problemi degli italiani meno che nell’occupazione delle poltrone», Peppe De Cristofaro (Alleanza Verdi Sinistra). «La loro unica ed ossessiva preoccupazione è quella di occupare quanto prima il maggior numero di posti, senza alcun rispetto di competenza, opportunità politica, pluralismo», Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana che cita una creativa «orbanizzazione». «Per la sete di potere il governo rischia di fare pasticci», il mitico Sandro Ruotolo ex Michele Santoro, oggi molto Elly Schlein. Per non dire della Stampa, giornale ferocemente all’opposizione che – in una prosa coi bigodini - richiama in prima pagina Nietzsche e Ugo Tognazzi per la vorace costruzione della nuova egemonia culturale della “Sorella d’Italia”. E parla di «arrogante aggressività». Non la sua, della Meloni. S’avverte l’annaspare d’un’anima alla dolorosa ricerca del suo punto d’appoggio, diceva Montanelli di Goethe. Non poteva mancare Beppe Grillo, che in serata dice: «La gestione di Tridico è stata impeccabile, non merita di essere spazzato via».

Ora, prendiamo i singoli provvedimenti. Caso Rai: indipendentemente dal possibile ricorso-reintegro-transazione di Lissner, potremmo affermare che il sovrintendente ha due incarichi e due lauti stipendi e ha creato problemi anche all’Opera di Parigi; e che la norma che mette il tetto d’età solo agli italiani e non agli stranieri è ingiusta ai limiti dell’incostituzionalità. Potremmo dirlo, e sarebbe vero.
Ma è anche vero, onestamente, che tutta l’operazione sblocca una Rai con indebitamento allo zenith, mancanza del contratto di servizio, latitanza del piano industriale e rischio di chiusura dei rubinetti dalle banche. E, senza considerare che chiunque arriverà dopo Fuortes si troverà un macigno sul collo, nessuno può cacciare l’ad, senza la sua specifica volontà.

Caso Inps e Inail: i vertici sono stati nominati dal Conte1; in particolare Tridico è il «padre» del Reddito di cittadinanza appena riformato dalla premier Meloni che ovviamente necessita di cambiare la governance. Dicono dall’ente previdenziale: «Ha atteso 4 anni dalla nomina di Tridico per scegliere un nuovo presidente perché si sarebbe aperto un contenzioso: Tridico nominato il maggio 2019 presidente-commissario poteva rivendicare la permanenza al vertice fino al 15 aprile 2024. Con la riforma della governance, l’esecutivo allinea la durata di tutti gli organi di Inps e Inail, compreso il mandato del direttore generale di quattro anni e non più cinque».

Insomma lo spoils l’hanno cavalcato tutti i governi. Solo che la sinistra, che è più adusa alla lottizzazione ha avuto, negli anni colpi d’estro immaginifici (Franceschini con l’Ales è tra i top del top). Aggiungo che hanno tutti seguito le regole del rapporto fiduciario e la legge: lo spoils system è disciplinato dalle L. 145/2002 e L. 24 286/2006; e, accanto ad esso, opera un sistema simile nella nomina degli alti e medi dirigenti di enti e/o società controllate dal pubblico. La trafila è di una banalità sconcertante. Chi vince le elezioni prende tutto, per realizzare in meglio il suo programma. Se non gli riesce, si cambia governo e spoil system. Il discrimine è uno solo, come diceva Sergio Romano sulla riforma delle feluche: che ci mandiamo i loro, purché siano bravi perché di cretini abbiamo già i nostri...

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