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Sallusti, pesantissima rivelazione su Forza Italia: "Cosa ho visto a Milano"

Alessandro Sallusti
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«Meno male che Silvio c’è», si cantava nei convegni di Forza Italia dei tempi d’oro. «Bene o male Silvio c’è» è stato il passaparola di ieri al termine del messaggio video che ha segnato il ritorno del Cavaliere tra il suo popolo dopo settimane di assenza forzata per quegli acciacchi fisici che hanno superato la soglia di guardia. Qualche migliaio di persone radunate in un centro congressi di Milano hanno prima ascoltato commossi e poi applaudito entusiasti e felici dello scampato pericolo il vecchio leone che ancora una volta non esita a gettare cuore e corpo oltre l’ostacolo. Comunque uno la pensi, quello che ha fatto ieri Berlusconi da una camera d’ospedale trasformata in set televisivo ha dell’incredibile, merita ammirazione e rispetto.

Ma fermare l’analisi sull’uomo Berlusconi sarebbe riduttivo. Nella due giorni milanese è accaduto un fatto innanzitutto politico: Forza Italia ha dimostrato di essere viva e, ovviamente un gradino sotto dio Silvio, di avere in Antonio Tajani una guida certa e condivisa a larga maggioranza. Il lungo e logorante braccio di ferro interno al partito tra lealisti e malpancisti (la corrente per intenderci che fa capo a Licia Ronzulli) rispetto all’unità del Centrodestra - e quindi al governo Meloni - si è ufficialmente concluso con la vittoria dei primi.

Un punto fermo importante dal quale ripartire per ridare corpo alla casa dei moderati liberali che detestano furbizie e colpi di testa e che vorrebbero contare ancora di più in questa avventura che, grazie al successo ottenuto da Giorgia Meloni, si prospetta lunga e foriera di soddisfazioni. Speriamo che questo nuovo corso di Forza Italia abbia la capacità di guardare, e parlare, anche ma soprattutto fuori dal recinto degli elettori acquisti dal Centrodestra, cioè non fissarsi sul travaso di consenso tra i partiti che lo compongono, ma di crescere riportando in gioco qualcuno tra i milioni di italiani che si sono allontanati dalla politica, e quindi dalle urne, oltre che attirare chi ha provato a percorrere strade che si sono rivelate inutili, tipo quella aperta dallo stravagante duo Calenda-Renzi.

Insomma, quella che ho visto ieri a Milano è una Forza Italia non più ossessionata dagli alleati ma tornata conscia della sua identità e delle sue potenzialità. E questa è una bella notizia per tutto il Centrodestra.

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