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Maurizio Landini sempre più isolato dopo l'abbraccio con Elly Schlein

Sandro Iacometti
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Vuole diventare il leader dell’opposizione, ma non riesce neanche a tenere insieme il sindacato. Il progetto di Maurizio Landini è ambizioso. Come dice lui stesso, «c’è bisogno di trovare le ragioni per manifestare anche insieme agli studenti, c’è bisogno di allargare e costruire un fronte sociale molto ampio, perché io sono convinto, e queste manifestazioni lo stanno dimostrando, che la maggioranza di questo Paese non si sente rappresentata dalle politiche del governo». Fin qui tutto chiaro. A parte i numeri, perché il centrodestra di voti ne ha presi più di 12 milioni, mentre in piazza a Bologna c’erano 30mila persone e ieri a Milano circa 40mila. Ma non attacchiamoci ai dettagli.

Il problema vero è che la Cgil non è più la vecchia cinghia di trasmissione del Pci e che la sinistra non rappresenta più i lavoratori, ma un guazzabuglio radical chic, movimentista ed ecologista che poco ha a che spartire con un sindacato. Uno vero almeno. Ed è per questo che la contrapposizione dura e pura di Landini al governo (anche quando aumentale buste paga) e l’abbraccio con Elly Schlein (criticata alla manifestazione di Bologna), che ricambia calorosamente indossando le magliette della Fiom di nascosto dall’armocromista, stanno creando non pochi problemi alle altre sigle. Se quando si tratta di arringare la folla dal palco la differenza forse non si scorge, sulle questioni importanti la distanza c’è e si vede. A partire dallo sciopero generale, il bazooka sindacale che la triplice ha imbracciato persino contro Mario Draghi. «Noi ci stiamo preparando», avverte Landini, «ma funziona solo se lo fanno tutti». Ecco, appunto. «È prematuro», lo fredda la delegata della Cisl che ieri ha sostituito Luigi Sbarra malato. «È uno strumento, non un obiettivo, c’è tempo. Adesso parliamo alle piazze», spiega il segretario della Uil, Paolo Bombardieri. 

 

Una stroncatura netta che non stupisce chi abbia letto con attenzione le dichiarazioni (a partire da quelle sul cuneo fiscale) fatte nelle ultime settimane da Cisl e Uil sulle politiche del governo. Tutte ben distinte e distanti da quelle della Cgil. Come rileva anche Matteo Salvini, che i sindacati li ha incontrati pochi giorni fa.
«Ho trovato una totale differenza di approccio tra la Cgil, che ha dubbi su tutto, e gli altri sindacati, che sono collaborativi», dice il leader leghista.

La sensazione è che fino a Napoli, ultima tappa (il 20 maggio) di un percorso già programmato e condiviso, i sindacati resteranno compatti. Poi è facile che ognuno, pur senza mettere in discussione l’unità della triplice che serve a dettare legge nei contratti, andrà per la sua strada. Anche perché il progressivo isolamento sembra che a Landini stia dando un po’ alla testa. Ieri se n’è uscito dicendo che i giovani fanno bene a non accettare stipendi sotto i 1.000 euro e invitando il governo a non parlare più coi sindacati che firmano i contratti pirata.

 

Frasi che mal si conciliano con i diversi contratti della Cgil spuntati di recente che prevedono una paga oraria sotto i 5 euro l’ora. Piratissimi. Il bello è che oltre a perdere consensi a destra, Landini li sta perdendo pure a sinistra. La contestazione di ieri degli studenti alla Statale, lo stesso collettivo che aveva criticatola Schlein, è il segno che l’armocromia col Pd porterà solo guai.

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