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Parlamento, riconteggio delle schede: 39 seggi a rischio, i nomi

Elisa Calessi
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Cortile di Montecitorio: la deputata Anna Laura Orrico, M5S, è attorniata da un gruppetto di colleghi, mentre risponde ripetutamente al telefono. Tutti la cercano per avere in mano il dossier, commissionato dal M5S a un esperto di sistemi elettorali, Michele Guatini. Una relazione nella quale si sostiene che, se martedì, in giunta per le elezioni, passerà un emendamento di Forza Italia, tra i 35 e i 39 deputati potrebbero perdere il seggio (e altrettanti guadagnarlo). Nello studio si fanno nomi eccellenti: Umberto Bossi, Gianni Cuperlo, Roberto Speranza e persino il ministro Eugenia Roccella.

L’emendamento che provocherebbe questo terremoto (ma i proponenti negano che sia così) è stato presentato da Forza Italia ed è sostenuto da tutto il centrodestra: si chiede di considerare valide quelle schede nelle quali l’elettore, quando ha espresso il suo voto alle scorse elezioni politiche, ha messo una croce su due partiti a sostegno di uno stesso candidato all’uninominale. Al momento, secondo i criteri indicati dal ministero dell’Interno, questa circostanza rende nulla la scheda. Ma la Giunta per le elezioni, chiamata a convalidare le elezioni, potrebbe modificare i criteri. La decisione sarà presa martedì, quando l’organismo si riunisce per votare. Ma la discussione, accesissima, va avanti da mesi. Tutto comincia da un caso particolare: quello che riguarda un ricorso relativo a un collegio uninominale della Calabria presentato dall’azzurro Andrea Gentile. Il collegio è stato vinto per 482 voti dalla Cinquestelle Orrico. Ma un riconteggio delle nulle potrebbe farle perdere il collegio in favore dell’azzurro. Anche se, in realtà, Orrico non perderebbe il seggio perché risulterebbe eletta al plurinominamile in Calabria. Ai danni, però, di una collega: Elisa Scutellà. Colpa del flipper, quel complicato meccanismo del Rosatellum che fa scattare seggi in modi imprevedibile. Fatto sta che la questione, come è comprensibile, ha creato un piccolo terremoto. Molti dei nomi citati nello studio riguardano parlamentari entrati in Parlamento dopo riconteggi e solo per pochi voti. Si va da Umberto Bossi a Catia Polidori, da Andrea Casu a Elisabetta Piccolotti.

 


In bilico, ci sarebbero poi la ministra Roccella, l’ex ministro Speranza, Roberto Giachetti e Gianni Cuperlo. Potrebbe, poi, rientrare Lucia Annibali, Terzo Polo, al posto di Marco Simiani, Pd. Anche l’ex sottosegretaria Valentina Vezzali potrebbe essere ripescata. In realtà i collegi uninominali in bilico, secondo lo studio, sono 13. Ma a catena, potrebbe cambiare l’attribuzione anche dei seggi scattati nel proporzionale. «È una violazione della legge e di un principio democratico», sostiene Orrico, che si lamenta anche perché è stata bocciata la richiesta, presentata dal M5S, di fare audizioni in giunta. Pietro Pittalis, deputato di Forza Italia e firmatario dell’emendamento, contesta, però, la versione dei Cinquestelle. «Tanto per cominciare», spiega a Libero, «lo stesso emendamento è stato presentato da Benedetto Della Vedova e da Ilenia Malavasi del Pd. Si tratta di salvaguardare il voto, applicando il principio del favor voti: quando un elettore mette la croce su due simboli della stessa coalizione, è chiaro che l’intenzione era di votare quella coalizione». Peraltro, aggiunge, «stiamo ripristinando un criterio che già esisteva e che è stato cambiato, nella scorsa legislatura e dopo il voto, a maggioranza dal M5S».

 

 

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