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Alluvione, "ignobile scaricabarile": cosa inchioda Elly Schlein

Sandro Iacometti
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La battuta che circola sui social è che anche in Romagna «nessuno l’ha vista arrivare». Ma la rete, si sa, è spietata. E in fondo dopo qualche giorno di riflessione Elly Schlein a sporcarsi le scarpe di fango c’è andata. Il tema alluvione, però, resta un nervo scoperto. Malgrado sul sito www.ellyschlein.it/regione-emilia-romagna sia ancora ben visibile che tra le sue deleghe di vicepresidente c’era anche il “patto per il clima”, ovvero il “coordinamento interassessorile delle politiche di prevenzione e adattamento ai cambiamenti climatici e per la transizione ecologica”, che riguardano proprio la messa in sicurezza del territorio rispetto a quegli eventi metereologici estremi che secondo la segretaria del Pd sono provocati dallo sciagurato comportamento dell’uomo, la Schlein continua a sottrarsi alle sue responsabilità.

 

 

 

Per carità, sul fatto che, come peraltro certificato dalla Corte dei Conti, la Regione non sia stata in grado di spendere i soldi destinati al dissesto idrogeologico, è battagliera. «Difficile dire che l'Emilia Romagna ha dimostrato una scarsa capacità di spesa», ha detto intervenendo al Festival dell’economia di Trento, «per la difesa idrogeologica del territorio è stato fatto molto e si può fare di più. Si sono messi in campo interventi per un miliardo e si è speso il 75%». E in ogni caso, ha aggiunto, «c’è anche una responsabilità nazionale: serve una semplificazione del quadro normativo». E serve soprattutto, udite udite, una bella «legge sul consumo di suolo, su cui il Pd è impegnato in Parlamento». Peccato che secondo l’Ispra l’Emilia-Romagna sia, dopo la Lombardia e il Veneto, la regione con il più alto consumo di suolo di tutto il Paese.

Ma il vero cortocircuito scatta quando il dito viene puntato su di lei. Che sia stata comunque responsabile di una cattiva gestione del territorio in quanto vicepresidente della Regione non le passa neanche per la testa. L’unica cosa che le interessa in questi giorni è negare l’evidenza delle sue deleghe e farla negare a chiunque nel partito, persino a chi ha preso il suo posto. Cosa accaduta qualche giorno fa in un dibattito ad Agorà di Rai3 tra il sottoscritto e l’attuale vicepresidente dell’Emilia-Romagna. «La Schlein aveva le deleghe al welfare, lo so perché ora le ho io», ha detto Igor Taruffi, giocando sul fatto che ha ereditato solo una parte delle competenze del suo predecessore. Ma ecco la versione della stessa segretaria dem, che forse è ancora peggio. «Non sono mai stata assessora all'Ambiente in Emilia-Romagna», ha spiegato sempre a Trento, «Io ero assessora al welfare e al clima. Assessora all’ambiente era un’altra persona che, peraltro, ha lavorato molto bene».

 

 

 

Insomma, pur di liberarsi dall’infamante accusa di avere un po’ di colpa nel disastro ha ammesso che si è occupata anche di clima, scaricando però la patata bollente della prevenzione del dissesto idrogeologico sulla povera compagna di partito Irene Priolo, che lo scorso 25 ottobre, quando la Schlein si è lanciata verso nuove avventure ha annunciato con orgoglio di aver assunto le deleghe alla transizione ecologica e al contrasto al cambiamento climatico. Problemi in Emilia-Romagna? Dobbiamo prendercela con lei.

 

 

 

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