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Giuseppe Conte, Sallusti: la trappola cinese in cui è caduto il grillino

Alessandro Sallusti
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Marco Tronchetti Provera, amministratore delegato e vice presidente esecutivo di Pirelli ha lanciato l’allarme: il Partito comunista cinese, azionista dell’azienda, vuole prendere il pieno controllo operativo dell’azienda italiana. È una vicenda complicata, provo a sintetizzare: nel 2015 i cinesi di Chem China diventano i primi azionisti di Pirelli, il patto prevede che il controllo operativo e gestionale dell’azienda resti in mani italiane, quelle appunto di Marco Tronchetti Provera. 

Tutto sembra procedere per il meglio con reciproca soddisfazione ma pochi mesi fa la svolta. In un crescendo di pressioni e ultimatum i cinesi hanno annunciato di voler prendere in mano la società in ogni sua parte: «Tutte le unità aziendali del gruppo – scrive in una mail Chem China – devono adottare le linee guida del 20° Congresso del partito comunista cinese in materia di lavoro e talenti professionali, volte ad aumentare il livello di controllo politico e la composizione dei quadri dirigenziali».

Ora, Pirelli non solo è un fiore all’occhiello della nostra industria, per il suo alto contenuto di ricerca e tecnologia è una delle aziende strategiche del Paese. Va da sé che lo scenario internazionale non è più quello del 2015, i cinesi stanno mostrando un volto aggressivo e in alcuni casi ostile all’Occidente. Ora il governo deve decidere se e come fare valere, parlando di azienda sensibile, il suo diritto a bloccare il riassetto chiesto dai cinesi in nome della sicurezza nazionale.

 

Fin qui la storia. La morale è che la famosa “Via della seta” aperta tra Roma e Pechino nel 2019 dal governo Conte e tanto cara ai Cinque Stelle si è dimostrata una trappola in cui quel governo cadde in modo ingenuo e sospetto nonostante i non pochi campanelli di allarme. I cinesi, ormai è chiaro, non vogliono i nostri soldi bensì le nostre tecnologie, non cercano partner in Occidente ma vogliono commissariare politicamente l’Occidente. Il tontolone Conte non lo aveva capito o forse ha fatto addirittura da complice. Pare che Giorgia Meloni il problema ce l’abbia invece molto chiaro e che stia seguendo personalmente il caso Pirelli, ma non soltanto quello. Perché su questo fronte è vietato sbagliare la mossa.

 

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