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Minenna, arrestato mister mascherine: il palestrato che Beppe Grillo voleva ministro

Brunella Bolloli
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Ci fu un periodo in cui Marcello Minenna era venerato alla stregua di un luminare in grado di cambiare le sorti del disastrato Comune di Roma: lui, laureato alla Bocconi di Milano, specializzato alla Colombia University, azzimato «docente alla London School of Economics» e con la dicitura «allievo di Ciampi» sui suoi profili social, sembrava una mosca bianca nella truppa di ragazzotti scappati da casa che componevano la squadra grillina all’esordio con il potere. 

In realtà la permanenza dell’economista barese in Campidoglio durò poco: dopo avere ottenuto tutte le deleghe più pesanti di assessore al Bilancio, alle Partecipate, alle politiche abitative e alla spending review, ed essersi fatto installare una mini palestra per fare le flessioni in ufficio, nel giro di appena 70 giorni ruppe con la sindaca Virginia Raggi, per dissapori legati alla revoca della nomina a capo di Gabinetto di una magistrata della Corte dei Conti (di cui l’economista era stato sponsor), finita al centro delle polemiche per lo stipendio da 193mila euro l’anno. Ecco, i soldi. Minenna da «civil servant» ha ricoperto ruoli di spicco che hanno sempre avuto a che fare con i denari pubblici. 

 

Perfino adesso da assessore all’Ambiente della Regione Calabria era riuscito a ottenere una molteplicità di deleghe, tra cui quella fondamentale della gestione delle risorse legate all’attuazione del Pnrr, e se fosse stato per Grillo e soci «l’esperto di finanza stocastica» avrebbe dovuto essere promosso a ministro dell’Economia, o almeno a vice, nel governo Conte. Così non è avvenuto, ma l’ex assessore di Roma è stato a un passo dal vertice della Consob e si è poi guadagnato la poltrona importante di direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. 

Proprio in tale veste sarebbe venuto in contatto con Gianluca Pini con il quale, scrive il gip nell’ordinanza, avrebbe siglato un «pactum sceleris» in piena pandemia per cui Minenna metteva a disposizione dell’ex leghista l’esercizio della sua funzione per agevolare lo sdoganamento della merce dell’imprenditore. Ovviamente i suoi difensori assicurano che Minenna «si difenderà nelle sedi opportune» e comunque a lui è contestato un solo episodio di corruzione, ma dagli atti emerge che una richiesta di custodia cautelare nei suoi confronti era già arrivata ad aprile, respinta però dal gip che parla di «personalità criminale» dell’economista. 

 

Poi, però, le intercettazioni hanno rivelato che l’allora di rettore delle Dogane (rimosso da Me loni) avrebbe recato «un rilevante danno erariale» perché conversando con vari esponenti politici e alti rappresentanti delle istituzioni assicurava «la dazione di auto di rappresentanza che erano in carico all’Agenzia». Alla poli zia giudiziaria risulta che Minenna assegnava le macchine «in violazione di qualunque normativa di riferimento e con il solo fine di accrescere la propria personale sfera d’influenza sui politici». 

In pratica, consegnava le vetture confiscate dall’Adm disponendone «come fossero suoi beni personali». Del resto, l’uomo caldeggiato dai grillini ha una vera passione per yacht, feste e auto di grossa cilindrata. Il Fo glio ha scritto che una volta fu fermato mentre sfrecciava sulla A1 a bordo di un’Audi A7 con motore Lamborghini da 570 cavalli. La polizia pensava fosse qualche narcotrafficante in fuga, invece era il civil servant amico di Conte.

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