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Coppie gay, lo scandalo: con che soldi vengono pagati gli "avvocati arcobaleno"

Matteo Mion
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Il sindaco di Padova prosegue la sua battaglia sull’omogenitorialità fino al punto di dichiarare l’intenzione di dare sostegno legale alle mamme arcobaleno colpite dal provvedimento della Procura. Aprire una bagarre a colpi di quattrini pubblici tra sindaci e magistrati è quanto di peggio possa accadere, perché, gay o non gay, i bimbi e le loro famiglie hanno bisogno di certezze e non di rimettersi alla discrezionalità né di un giudice né di un primo cittadino. La caduta di qualsiasi valore di etica “biologica” e l’altrettanto aberrante considerazione dell’inutilità della figura maschile nella crescita di un fanciullo non possono e non devono avere come corollario una sentenza, ma una legge. Proseguendo su questa strada arriveremo al caos assoluto con uffici anagrafe ad impazzire per annotare i registri di stato civile con due, tre o (ma si abbondiamo) quattro mamme a seconda dell’ideologia di questo o quel giudicante e di questo o quel sindaco. Il tutto ovviamente modificabile per anni e anni da tre gradi di Sergio Giordani, si giudizio con il rischio che i ragazzini oggetto di contenzioso diventino maggiorenni senza sapere se hanno una mamma o più. Non bastasse questo guaio innescato dalla carenza legislativa, ecco i sindaci ergersi a paladini del nuovo ordine familiare 2.0, registrando famiglie arcobaleno inesistenti per legge e a voler dare loro pure difesa legale.

 

 


Inutile ricordare all’improvvido Giordani, sindaco di Padova, che i quattrini per retribuire gli avvocati delle mamme arcobaleno sono spicci di tutti, ivi inclusi i maschietti estromessi dal nuovo progetto di genitorialità progressista legittimata dai suoi uffici comunali o di tutti i matusalemme insensibili, brutti e cattivi che vogliono tutelare i pargoli con una mamma e un papà. Perché le casse comunali dovrebbero alimentare una battaglia ideologica di una parte politica: questo atto, qualora fosse deliberato, sarebbe grave e ben oltre le competenze e la potestà di un sindaco. Confidiamo che quello patavino abbia il buon senso di fermarsi oppure di abbandonare la seggiola comunale e candidarsi al Parlamento per sostenere la battaglia arcobaleno. Intanto rispetti le idee e le tasche dei cittadini che lo hanno votato per esercitare le funzioni di primo cittadino e di non deputato aggiunto.

Se al sindaco stanno a cuore i fanciulli finanzi pure asili nido e scuole con i soldi di tutti, oppure è libero di mettere mano al proprio portafoglio per cavalcare le battaglie gender altrimenti rischia una discriminazione inversa: non risulta, infatti, che padri o madri eterosessuali ricevano difese legali dai comuni per questioni inerenti la genitorialità. Sul tema ogni posizione è legittima perché gli unici interessati, ovvero i fanciulli non fanno richiesta di venire al mondo e non possono esprimere una valida volontà sul punto, ma un caposaldo, prima che salti qualsiasi paradigma con l’universale diritto naturale, lo abbiamo tutti e da lì deriva il vuoto normativo: l’essere umano anzi qualsiasi forma vivente è il frutto del concepimento di un maschio e una femmina, una mamma e un papà, del seme con la terra. Volete un nuovo mondo e una nuova famiglia? I parlamenti si prendano la responsabilità di votarlo, ma Giordani torni a occuparsi di tram e buche stradali... 

 

 

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