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Pd, "vaffa" ad Elly Schlein in Europa: ecco cosa hanno votato

Carlo Nicolato
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A larga maggioranza il Parlamento europeo ha dato ieri il via libera al cosiddetto piano Asap (Act to Support Ammunition Production) da 500 milioni di euro, cioè a quella serie di misure che permettono all’Unione Europea di incrementare la capacità produttiva di armi e al contempo di rifornire l’Ucraina di missili e munizioni. Apparentemente non c’è stata alcuna sorpresa sul voto: anche il Pd, come il resto del gruppo di cui fa parte, ovvero quello dei Socialisti e Democratici, ha votato a favore del piano che prevede tra le altre cose, e soprattutto, la possibilità di attingere dai fondi del Pnrr. Se non fosse però che proprio il Pd in Italia ha sostenuto l’esatto contrario, ovvero in Parlamento a Roma il partito della Schlein ha recentemente promosso e votato una mozione che impegna il nostro governo a non usare il Pnrr per armi e munizioni.

 


STRATEGIA
«La strategia ha funzionato», dicono dal Pd, e la dimostrazione starebbe nel fatto che il partito a Strasburgo ha votato compatto con solo due “trascurabili” eccezioni. La fine stratega del discutibile quanto contraddittorio piano d’azione dei democratici è ovviamente la Schlein che si era fatta promotrice della mozione di cui sopra in vista del voto di Strasburgo, avvenuto ieri, per il quale i deputati sono stati liberi di allinearsi al resto del gruppo. «Capisco i dubbi, ma questa mozione li ha superati», aveva detto Schlein in una riunione riservata dello scorso 28 giugno con i 16 parlamentari europei del Pd, i cui contenuti erano poi stati riportati da Repubblica. Vale a dire: qualsiasi cosa voterete in Europa non conta un fico secco, perché in Italia abbiamo già votato per il non utilizzo del Pnrr. Insomma in un solo colpo il Pd è riuscito a prendere in giro il Parlamento Europeo, in particolare i compagni socialisti, i suoi elettori, e soprattutto se stesso, spacciandosi per pacifista da strapazzo in casa, ma facendosi bello di un voto allineato pro Ucraina in Europa.

 


I due “eroi” che non si sono piegati all’astuto, si fa per dire, giochino della Schelin sono Pietro Bartolo e Massimiliano Smeriglio. Quest’ultimo dice di aver votato no «perché continuo a pensare che sia sbagliato investire solo in armi e arsenali lasciati nelle mani dei singoli Stati nazionali senza far fare un passo in avanti alla difesa comune europea». Ma soprattutto ha insistito sul concetto che tali armi se costruite con i soldi del Pnrr tolgono di conseguenza risorse a servizi e opere pubbliche. «Non servono arsenali nazionali, serve più Europa e serve un’Europa che sappia declinare il sostegno all’Ucraina facendo avanzare l’agenda di pace e la via del negoziato diplomatico» ha così concluso. Il Pd in realtà dimostra di essere sempre più spaccato e confuso in vista delle prossime elezioni europee, e non solo tra le due versioni per così dire “italiana” e “comunitaria”, ma anche e soprattutto all’interno della stessa delegazione europarlamentare. Il mese scorso ad esempio il partito si era diviso in tre, tra favorevoli, contrari e astenuti, anche su una risoluzione che riguardava l’ingresso dell’Ucraina nella Nato.


Oltre ai due piddini hanno votato contro il piano Asap gran parte della delegazione pentastellata e i Verdi Rosa D’Amato e Piernicola Pedicini. Del M5S Fabio Massimo Castaldo ha optato per l’astensione, come anche gli ex Dino Giarrusso e Ignazio Corrao (ora nei Verdi). Il voto di ieri ha comunque qualcosa di storico, e non solo perché il provvedimento è passato con l’approvazione quasi unanime dei gruppi (505 voti favorevoli, 56 contrari e 21 astensioni), ma anche e soprattutto perché è la prima volta che l’Unione Europea sovvenzionerà direttamente la produzione militare, mentre finora erano finanziabili con fondi comunitari solo ricerca e sviluppo nel settore. Gran parte dei soldi arriveranno proprio da due fondi europei dedicati alla difesa: lo European Defence Fund (Edf, 260 milioni) e lo European defence industry reinforcement through common procurement act (Edirpa, 240 milioni).
Per l’adozione serve l’approvazione degli Stati membri, che avverrà molto probabilmente al Consiglio dei ministri degli Esteri del prossimo 20 luglio.


LE RISORSE
Non si prevedono sorprese particolari, anche se ovviamente l’unanimità lascia sempre pochi margini di manovra. Il piano complessivo prevede lo stanziamento di un miliardo di euro per “rimborsare” gli Stati dell’Ue che forniscono a Kiev le armi già presenti nei propri magazzini, un miliardo per comprare nuovi razzi di artiglieria da centocinquanta millimetri, e appunto i 500 milioni del regolamento Asap per fabbricare presto altre munizioni. 

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