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Enrico Letta, la Ue gli regala una poltrona: ombre sul voto

Corrado Ocone
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Perdi le elezioni, porti alla deriva il tuo partito, sei costretto a dimetterti? Non preoccuparti, se sei di sinistra non lasci ma raddoppi: mamma Europa a trazione popolar-socialista pensa a te! Era successo all’ex ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che aveva addirittura avuto l’ardore di creare un nuovo partito, il cui flop era stato tanto sonoro nelle urne quanto, sembrava, definitivo per il suo protagonista.

Ma ci sbagliavamo perché, contro il volere del governo italiano (oltre che oltre ogni decenza politica), il Gigino nazionale era stato promosso d’Arabia, con l’affidamento dell’incarico (ben remunerato) di Alto Rappresentante dell’Unione Europea nei paesi del Golfo.

Accade ora a Enrico Letta che, defenestrato dal suo partito, trova rapidamente una ricollocazione continentale: dovrà, per decisione del Consiglio, redigere un rapporto strategico al fine di aumentare la competitività dei mercati a livello europeo. Come egli stesso ci ha fatto sapere, attraverso il quotidiano belga Le Soir, si dovrà mettere “alla ricerca della formula magica per rilanciare il mercato unico europeo”. E già solo aver affermato questo fa immaginare l’ex segretario piddino, noto per la sua incapacità negoziale e di mediazione, nelle vesti di una fattucchiera che cerca in laboratorio la pozione magica per unire ciò che è di sua natura disunito.

 

TEMPISMO
«Il rapporto – ha detto Letta – uscirà poco prima delle elezioni uropee dell’anno prossimo, e allora dovremo stare attenti alla disunione tra i vari Paesi. L’unità tra di noi è la cosa importante, quella che deve venire prima». In verità, per capire il senso di questa nomina ci conviene abbandonare il mondo della magia e delle favole.

E anche quello tutto accadefm i c o chepiace immaginare al maistream italiano, che sicuramente ci dirà che nessuno come l’ex “professore di Science Po” ha le competenze e la preparazione per redigere un così impegnativo rapporto. Quel che si intravede è piuttosto una spregiudicata o spudorata operazione politica compiuta dal Consiglio dell’Unione Europea per cominciare a mettere un argine al possibile ribaltamento dei rapporti di forza politici nel prossimo Parlamento di Strasburgo. Probabilmente dovremo abituarci perché altre operazioni di questo genere saranno messe in atto nei prossimi mesi, con le istituzioni piegate ad uno sfacciato uso di parte.

 

Che la “pista politica” sia quella da seguire è evidente se si mettono insieme alcuni elementi. Intanto, l’incarico arriva sotto la presidenza di turno spagnola, cioè di un Paese che (ancora per poche ore) è guidato da un socialista con una maggioranza di sinistra-sinistra. Letta lavorerà a stretto contatto con il ministro belga dell’economia Pierre Yves Darmagne, anch’egli socialista. Il rapporto sarà poi presentato sotto la presidenza belga dell’Unione nel primo trimestre dell’anno prossimo, cioè proprio a ridosso del voto di giugno. Sarà, non vi è dubbio, un enorme marchettone per provare ad assicurare un futuro ad un gruppo di potere che proprio per comportamenti di questo tipo, oltre che per le politiche attuate, ha perso credibilità e non ha più la fiducia della stragrande maggioranza degli europei.

CLASSE DIRIGENTE
È poi assolutamente chiaro ormai che questo gruppo di potere ha sequestrato l’Europa e soprattutto di come le politiche che ha ispirato, spesso non favorevoli al nostro interesse nazionale, siano state recepite acriticamente da una classe politica di sinistra che ha governato spesso senza avere l’investitura da parte degli elettori. Investitura che, a maggior ragione, non ha oggi che è passata all’opposizione. I l problema, detto in altre parole, è di democrazia. Il punto è stato prontamente colto da Matteo salvini che ha sintetizzato in questo modo: «Perdono le elezioni in Italia, fanno carriera in Europa. Dopo Di Maio, Letta. Evviva la democrazia....». In effetti, se si riflette bene su questo tema della democrazia mancata, tutto torna: oggi l’Europa non pensa a valorizzare le comuni radici e della nostra civiltà cercando di integrare gli europei esaltandone le identità se dando voce ed espressione ai loro bisogni ed interessi. Essa vuole invece riprendere, a babbo morto, il discorso marxista: imporre attraverso progetti calati dall’alto un “nuovo mondo” e, in prospettiva, creare un “nuovo uomo”. Giusto un anno fa, alla viglia delle elezioni italiane, Enrico Letta disse: «Se vince la destra alle elezioni, l’Europa non ci salverà». Come sia andata a finire, lo sappiamo. L’augurio, per una Europa veramente democratica, è che queste scelte di parte siano un autogol e aiutino a cambiare l’anno prossimo gli equilibri a Bruxelles.

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