Cerca
Logo
Cerca
+

Terrorismo, la matrice comunista che la sinistra proprio non riesce a vedere

Alberto Busacca
  • a
  • a
  • a

Matrice fascista. Eccole le due parole chiave della giornata di ieri. Ricordando la strage di Bologna era necessario pronunciarle, oppure, come nel caso della Meloni, si veniva inseriti dal Pd nella lista (ovviamente nera) dei “negazionisti della strage” (ormai spunta un negazionismo al giorno...). «Il presidente Mattarella», hanno spiegato i dem Andrea De Maria e Sandro Ruotolo, «ha detto parole forti e chiare sulla matrice neofascista della strage. Alla Camera abbiamo votato, come deputati Pd, la nostra mozione a sostegno dell’azione della magistratura. Troviamo veramente grave che nella mozione del centrodestra non sia nemmeno ricordato il carattere neofascista della strage. Per questo abbiamo votato contro». Sulla stessa linea, ieri, era schierato un po’ tutto il Partito democratico, a partire dalla segretaria Elly Schlein. «Come ogni anno», ha detto, «siamo a Bologna per ribadire che non accettiamo alcun tentativo di depistaggio ulteriore, alcun tentativo di riscrivere la storia. Le evidenze processuali già chiariscono che questa è stata una strage di matrice neofascista e anche con un intento eversivo». E poi Chiara Braga, capogruppo dem al Senato e fedelissima di Elly: «Ottantacinque morti e più di 200 feriti: una strage di matrice fascista secondo più di una sentenza. La verità accertata, oltre ogni ragionevole dubbio. La storia si fa difendendo democrazia e libertà, non cercando di riscriverla».

QUANTE OMISSIONI
Bene, tutto chiaro. Va segnalato, però, che gli esponenti del Pd non sono così attenti alla “matrice” quando si parla di terrorismo rosso. In quel caso, guarda un po’, si scordano spesso di specificare da che parte arriva la violenza. Ecco la Schlein sulla strage di via Fani, ad esempio (16 marzo 2023): «Quarantacinque anni dopo restano vivi il dolore e il ricordo di uno dei momenti più drammatici della nostra storia. Il rapimento di Aldo Moro e l’uccisione di Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi hanno segnato una delle pagine più buie della nostra Repubblica. Ma resta anche la sua lezione per una democrazia compiuta e il grande senso delle istituzioni che hanno caratterizzato la sua azione». Alle Brigate rosse e alla matrice comunista, ahimè, nessun accenno. Idem Chiara Braga sulla morte di Moro (9 maggio 2023): «Quarantacinque anni dopo in via Caetani. Per rendere omaggio ad Aldo Moro, al suo esempio di coraggio e capacità di dialogo. Alla forza delle istituzioni democratiche, capaci di resistere e sconfiggere il terrorismo».

Stessa musica pure per Marco Biagi, ucciso dalle Nuove Br. Ecco come lo ha ricordato Andrea De Maria (18 marzo 2022): «Il 19 marzo 2002 un terrorismo vigliacco e accecato dall’ideologia e dall’odio colpiva Marco Biagi. Un riformista, impegnato a far vivere nell’attualità i diritti del lavoro. Lo ricordiamo con dolore e riconoscenza. Lo ricordiamo con l’amarezza di una memoria che non può dimenticare che se avesse avuto una scorta i terroristi non avrebbero potuto colpirlo». Chi l’ha ammazzato? Non si dice... E poi Graziano Delrio, all’epoca capogruppo dem alla Camera (19 marzo 2021): «Diciannove anni fa veniva ucciso Marco Biagi. Il suo impegno e la sua fatica per un riformismo moderno rimangono un punto di riferimento. Il lavoro deve crescere con i diritti, solo così si costruisce un paese più giusto».

Quando la matrice viene riconosciuta, invece, non mancano i distinguo. Come nel caso di Walter Tobagi, commemorato così da Emanuele Fiano (28 maggio 2020): «Onoriamo il ricordo di un giornalista del Corriere ucciso 40 anni fa, Walter Tobagi, da criminali terroristi sedicenti rossi della Brigata XXVIII Marzo (dico sedicenti non perché non sia vero che si dicessero o appartenessero alla sinistra extraparlamentare, ma per allontanare da me l’idea che uccidere un innocente possa avere qualcosa a che fare con l’idea di progresso)».

EQUILIBRISMI
E quando si parla di matrici da nascondere, non si può concludere senza citare le Foibe. Gli esempi sarebbero innumerevoli, ma prendiamo la dichiarazione di De Maria in occasione del Giorno del Ricordo del 2022: «Il 10 febbraio è il Giorno del Ricordo. Dedicato alla memoria delle vittime delle Foibe e del dramma dell’Esodo. Ricordiamo migliaia di italiani barbaramente trucidati dall’esercito di Tito e centinaia di migliaia di donne e uomini cacciati dalle loro case e dalla loro terra. Le gravissime responsabilità del regime fascista e la sua guerra di aggressione non vanno certo dimenticate, ma non giustificano le violenze dell’esercito jugoslavo, che ha perseguito un lucido disegno di occupazione del territorio, ispirato, ad un tempo, da un’ideologia totalitaria e da un nazionalismo rivolto contro tutti gli italiani». Insomma, parlando di Foibe si riesce a citare il fascismo e non il comunismo. I titini? Nazionalisti e totalitari... D’altra parte, si sa: alcune matrici sono più uguali delle altre... © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Dai blog