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Giorgia Meloni, la rivelazione del premier albanese: "Ma quale fascista? In Europa..."

Hoara Borselli
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Una volta c’era l’Albania di Enver Hoxha. Era come la Russia di Breznev e la Cina di Mao. Povera e tirannizzata. L’Albania era in Europa una specie di enclave, blindata, di fede comunista e di rito cinese. Nessuno entrava e nessuno usciva. Poi nei primi anni ’90 la caduta del regime, la fuga di massa di centinaia di migliaia di persone verso l’Italia e l’Europa, i barconi raccontati nel film Lamerica, di Gianni Amelio, e l’inizio della normalizzazione. Ora l’Albania è un paese moderno. Meta di un numero sempre crescente di turisti, soprattutto europei. La guida un premier di idee socialiste che si chiama Edi Rama. Ha 59 anni. È alto un metro e 98. Ha giocato a pallacanestro, dipinge, scrive, ha insegnato. Ve lo presento.

Lei ha detto di stimare molto Giorgia Meloni. Eppure lei è socialista. Che differenza c’è tra la destra italiana e la destra albanese?
«Nella scena internazionale Giorgia ha sorpreso tutti e alla grande direi, perché si aspettavano un mostro fascista che avrebbe marciato sull’Europa e si sono trovati davanti una donna con una abilità mostruosa nel comunicare da grande europeista, senza sbagliarne una. Destra, sinistra, fascismo, socialismo hanno un senso quando parliamo di storia, a cercarne il senso nella politica odierna si rischia di farsi male da soli. Io si, sono socialista, convinto della Terza Via di Clinton, Blair, Schroeder, di Romano Prodi. Cioè l’essere di sinistra non mi impedisce di fare scelte che poi possano essere interpretate come scelte di destra, cosi come non tutte quelle che sono marchiate come scelte di sinistra sono medicine da inghiottire cantando “Bella Ciao”! E poi con la nuova tecnologia, l’Intelligenza Artificiale, la globalizzazione, si rischia di affogare in un bicchiere d’acqua, mescolando concetti antichi con problemi drammatici da risolvere. Bisogna reinventare tutto il possibile e reinventarsi ostinatamente in un mondo che evolve senza respiro».

Lei ha criticato le scelte del passato dell’Italia. Pensa che la sinistra italiana non sia abbastanza moderna?
«E chi sono io per giudicare se la sinistra italiana è moderna oppure obsoleta? Massimo D’Alema cos’è, moderno oppure obsoleto? Quando lo ascolto mi sembra di avere davanti uno che di futuro ne sa molto più di me e di tanti giovanotti che buttano salsa sui dipinti di Raffaello odi Van Gogh!».

Modernità e socialismo sono compatibili?
«Dipende da cosa intendiamo per socialismo. Se quando si dice socialista si pensa alle glorie del passato che poi non si sono mai avverate, no, non sono compatibili. Se si pensa a certi ideali e valori, allora si, eccome! E poi bisogna fare molta attenzione a come quegli ideali e valori servano per andare avanti, lottare, riformare, trasformare, accettando tutti i dolori che la modernizzazione comporta. Non facciamo l’errore di correre indietro cercando consensi facili nella pancia della gente».

Lei apprezza le politiche che sta scegliendo il nuovo centrodestra in Italia?
«Io apprezzo Giorgia, punto e basta. E rispetto tutti i leader politici in Italia, senza mai permettermi di dare giudizi sul loro operato a casa vostra. Siete già in tanti a farlo, non avete bisogno di uno in più che parla senza avere le capacita di analizzare seriamente i fatti».

Che giudizio dà su Berlusconi?
«L’ho conosciuto pochissimo ma lo ricordo col sorriso. E ho riascoltato e letto più volte il discorso del vescovo al suo funerale, un intervento di una straordinaria bellezza su un uomo che non è il soggetto più facile per un prete, per usare un eufemismo. Da quei pochi incontri avuti con lui ho percepito un uomo che amava l’altro con una genuina sensibilità».

Secondo lei Meloni è l’erede di Berlusconi?
«Giorgia è l’erede di una tigre non di un rinoceronte».

In Europa è possibile una cooperazione tra socialisti e destre?
«Sono molto curioso di saperlo».

Come ricorda l’Albania dei barconi pieni di profughi che fuggivano in Italia?
«Come un paese che dopo secoli vissuti in ginocchio ha cominciato a correre spaccando le sue ossa per reinventarsi e diventare capace di stare dritto».

Lei ha vissuto a lungo, da ragazzino e da giovane, nell’Albania comunista. Cosa ricorda di quegli anni?
«Tante cose, ma forse per voi è più interessante sapere che mi ricordo la colona sonora del Carosello e del “Novantesimo Minuto”, le voci di Raffaella Carrà e di Sandro Ciotti. I silenzi stampa di Bearzot, le canzoni di Celentano e come si oscurava lo schermo del Tg1 quando usciva il Papa! Chiarisco che il Tg1 e il Novantesimo minuto erano le sole cose che si potevano vedere a Tirana, dove la Rai era oscurata dal regime, mentre per il Carosello e per Raffaela Carrà si doveva attendere l’estate a Valona, dove quando non c’era nessuna nuvola in cielo, noi non andavamo in spiaggia perché la Rai e TeleNorba si potevano captare direttamente tramite il corridoio di Otranto e il regime non poteva far nulla».

Le era piaciuto il film Lamerica? Ha conosciuto Gianni Amelio? Lo stima?
«Quel film è stato recepito male in Albania, perché era la prima volta che avevamo davanti lo specchio di quello che era il nostro paese e anche noi stessi in quel periodo drammatico! Non eravamo belli e felici come nello specchio della propaganda del regime, ma brutti e feroci come il regime ci aveva lasciato. Vedersi in quello specchio impietoso non era un’esperienza gratificante! A me è piaciuto tanto e ho tanto litigato con amici che dicevano che il film era umiliante. Non era Amelio che ci aveva umiliati, ma coloro che ci hanno tenuto per decenni sotto finte luci nel bunker del più brutale regime comunista d’Europa».

Fascismo e Comunismo sono finiti? Sono solo un brutto ricordo? O possono tornare?
«Non so se in italiano esiste una espressione che in albanese dice: sia l’angelo che il diavolo vivono in ogni uomo. Il fascismo e il comunismo dello scorso secolo sono storia, ma il diavolo che li ha scatenati è sempre vivo. Chissà se non sta per prendersi la sua rivincita tramite i Social e l’Intelligenza Artificiale per esempio, utilizzando gli enormi progressi del mondo libero per uccidere la democrazia...».

È vero che ancora adesso ha una attività artistica, nel tempo che le lascia la politica?
«Si certo, se no sarei andato già in manicomio».

Energia e turismo: sono sufficienti per garantire il futuro dell’Albania?
«Il futuro dell’Albania dipenderà molto dal futuro dell’Europa che invecchia sempre più visibilmente. Se l’Europa non riesce a contenere i colpi tremendi di un mondo che cambia con una velocità angosciante, con delle nuove forze che emergono sfidando il vecchio ordine mondiale, allora la piccola Albania non potrà arrivare dove sono certo che invece arriverà! Non solo con l’energia e il turismo, ma anche con la tecnologia, l’agricoltura, la cultura e altro ancora».

Cosa pensa del problema dell’immigrazione? L’Italia è il paese più esposto. Come giudica la politica messa in campo dal governo italiano nel cercare accordi con i paesi di partenza dei flussi e contrasto agli scafisti?
«L’Italia è vittima della sua geografia in un’Europa unita che purtroppo unita non è quando si tratta di Lampedusa. Per fare la morale e dare lezioni all’Italia ci sono già tanti allenatori dentro i confini dell’ Europa, ma quando si tratta di metterci tutti la faccia e fare squadra per trattare la piaga del vostro confine marittimo allora sembra che quello non è più il confine d’Europa ma semplicemente il confine di un paese solo. L’Italia ha bisogno di aiuto e solidarietà, non di prediche e lezioni su come agire. È triste». 

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